Vlahovic, anatomia di una risalita: il futuro Juve è nell'idea di Giuntoli

L’attaccante serbo si è riscattato dopo il doppio giallo per proteste subito contro il Genoa. Evidenti i miglioramenti nella capacità di dettare i movimenti ai compagni, anche se restano da limare le ansie in alcune giocate

Sgombriamo subito il campo da meschinità che possano tirare in ballo il timore di ricevere un’altra multa da 70mila euro o, peggio, che proprio quella abbia determinato lo scarto mentale per la riscossa. Perché sì: a spingere Dusan Vlahovic nel corso della scintillante e soprattutto volitiva prova contro la Lazio c’era certo la molla di chi doveva farsi perdonare quel doppio giallo subito con il Genoa, ma sarebbe ingeneroso e superficiale archiviare tutto quanto come frutto di quella motivazione. Di sicuro lo ha disturbato parecchio, nell’orgoglio e nel senso di lealtà verso i compagni, assistere sul divano di casa alla sfida di sabato scorso all’Olimpico con la Lazio, senza poter aiutare i compagni in conseguenza di una esclusiva responsabilità propria: l’incapacità di controllare le emozioni, la rabbia e la frustrazione che sono deflagrate in un pernicioso e dannoso nervosismo. Reiterato, peraltro, e quindi ancora più censurabile.

Juve, Vlahovic e la prosecuzione di un percorso

Un comportamento esattamente opposto rispetto a quello di chi voglia candidarsi alla leadership di un gruppo e in un luogo che impone, accanto ai lauti ingaggi e alla fama, una pressione e una responsabilità decisamente al di sopra della media. Evidentemente Dusan ci ha ragionato su e l’effetto si è notato plasticamente: la prestazione di martedì sera va rimarcata e ricordata ben oltre l’episodio, ovviamente importante, del bel gol segnato. Vlahovic si è mosso da trascinatore perché ha aiutato parecchio la squadra nei ripiegamenti, nel pressing e nella capacità di far salire il gioco con la difesa del pallone e le sponde ai compagni. Senza mai, ecco il punto, palesare segni di insofferenza e di nervosismo a fronte dei duri contrasti avversari o delle approssimazioni dei compagni (a parte un rapido battibecco con Cambiaso nel primo tempo quando ancora il risultato e il clima generale autorizzavano). Si tratta, a ben vedere, della prosecuzione di un percorso che l’attaccante serbo ha iniziato da tempo, da quando già questa estate ha deciso che non voleva lasciare la Juventus per diventarne leader e trascinatore.

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Vlahovic, c'è ancora da fare ma...

Poi, certo, tra le intenzioni e il percorso ci sono di mezzo molte difficoltà e parecchi step di crescita perché, non dimentichiamolo, Dusan ha “solo” 24 anni e diventare trascinatore nella Juve è assai diverso che in quasi tutte le altre squadre a causa delle pressioni a cui sei sottoposto. Così, archiviate (quasi del tutto) le magagne fisiche, per lui parlano i 15 gol in campionato ma anche i miglioramenti nelle fasi di gioco: rispetto al primo anno e mezzo in bianconero, quando ancora era molto istintivo, l’attaccante serbo ora ha un maggiore dimestichezza con i movimenti verso i compagni e con la lettura degli spazi per dettare i passaggi.

Certo, molto è ancora da fare perché gli capita ancora di non gestire bene un possesso a causa di una eccessiva frenesia nel voler forzare le giocate per cercare il passaggio decisivo quando, invece, sarebbe opportuno temporeggiare e riprendere il “giro palla”. Il gol contro la Lazio ha in ogni caso confermato la sua abilità di realizzatore che ha celebrato con un post su Instagram ricevendo pure gli applausi di un ex compagno, e campione del mondo, come Di Maria. E la sua condizione ha fatto bene anche al “gemello” Chiesa che ha potuto trovare lo spazio decisivo accentrandosi al momento giusto: l’esultanza tra i due ha confermato come l’amicizia e il feeling continuino a rimanere solidi. Così come il apporto con Allegri a cui Dusan ha fatto i complimenti per come «ha preparato la partita».

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Vlahovic, il futuro e il contratto con la Juve

Insomma, Vlahovic è più che mai focalizzato sul progetto di prendere sulle spalle i destini bianconeri e per riuscirci, oltre che continuare la crescita tecnica e mentale, dovrà sistemare anche le non banali questioni contrattuali. E sbaglia chi pensa non sia una dinamica impellente “solo” perché il suo accordo con la Juventus scade nel 2026, cioè tra due anni. Il problema, casomai, è innescato dalla dinamica contrattuale che lo porterà a guadagnare 12 milioni netti già a partire dalla prossima stagione.

Un meccanismo avviato dalla vecchia dirigenza che ora il nuovo corso vorrebbe calmierare per i suoi effetti sul bilanci a prescindere dalla qualificazione in Champions League che resta la “Stella Polare” del programma tecnico bianconero. Quindi, assodato che Vlahovic vuole restare a Torino, la Juventus ha avviato una discussione per il rinnovo i contratto con revisione dell’ingaggio: le indiscrezioni raccontano di un quinquennale da 10 milioni annui rispetto ai 24 in due anni che percepirebbe adesso. Una “spalmatura” che consentirebbe di incidere positivamente sull’ammortamento ma, anche di ragionare con maggiore calma a fronte di eventuali richieste. Che per ora non ci sono e che Vlahovic non brama: a lui interessa prendersi sulle spalle la Juventus del nuovo corso.

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Sgombriamo subito il campo da meschinità che possano tirare in ballo il timore di ricevere un’altra multa da 70mila euro o, peggio, che proprio quella abbia determinato lo scarto mentale per la riscossa. Perché sì: a spingere Dusan Vlahovic nel corso della scintillante e soprattutto volitiva prova contro la Lazio c’era certo la molla di chi doveva farsi perdonare quel doppio giallo subito con il Genoa, ma sarebbe ingeneroso e superficiale archiviare tutto quanto come frutto di quella motivazione. Di sicuro lo ha disturbato parecchio, nell’orgoglio e nel senso di lealtà verso i compagni, assistere sul divano di casa alla sfida di sabato scorso all’Olimpico con la Lazio, senza poter aiutare i compagni in conseguenza di una esclusiva responsabilità propria: l’incapacità di controllare le emozioni, la rabbia e la frustrazione che sono deflagrate in un pernicioso e dannoso nervosismo. Reiterato, peraltro, e quindi ancora più censurabile.

Juve, Vlahovic e la prosecuzione di un percorso

Un comportamento esattamente opposto rispetto a quello di chi voglia candidarsi alla leadership di un gruppo e in un luogo che impone, accanto ai lauti ingaggi e alla fama, una pressione e una responsabilità decisamente al di sopra della media. Evidentemente Dusan ci ha ragionato su e l’effetto si è notato plasticamente: la prestazione di martedì sera va rimarcata e ricordata ben oltre l’episodio, ovviamente importante, del bel gol segnato. Vlahovic si è mosso da trascinatore perché ha aiutato parecchio la squadra nei ripiegamenti, nel pressing e nella capacità di far salire il gioco con la difesa del pallone e le sponde ai compagni. Senza mai, ecco il punto, palesare segni di insofferenza e di nervosismo a fronte dei duri contrasti avversari o delle approssimazioni dei compagni (a parte un rapido battibecco con Cambiaso nel primo tempo quando ancora il risultato e il clima generale autorizzavano). Si tratta, a ben vedere, della prosecuzione di un percorso che l’attaccante serbo ha iniziato da tempo, da quando già questa estate ha deciso che non voleva lasciare la Juventus per diventarne leader e trascinatore.

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