Ronaldo-Juve, l'irritualità dell'arbitrato: perché il Collegio ha deciso così

Il club si aspettava di non dover pagare nemmeno un euro al portoghese, basandosi sul fatto che in occasione delle due manovre stipendi del periodo Covid, Cristiano aveva firmato la rinuncia agli stipendi

E così Ronaldo si becca altri 10 milioni di euro. Ne aveva bisogno, soprattutto di questi tempi in cui si è dovuto adattare ai livelli retributivi della Saudi League. Ne chiedeva 19,5 alla Juventus, l’arbitrato chiamato a dirimere la questione gliene riconosce la metà al termine di un ragionamento più cerchiobottista che salomonico del Collegio che dirime le questioni fra club e giocatori.

Ronaldo-Juve, "solo 9,7 milioni"

In estrema e semplificata sintesi: i tre arbitri spiegano come la documentazione presentata da CR7 o, meglio, dai suoi legali non è valida e non dimostra ciò che vorrebbe dimostrare, ma - in fondo - i soldi della manovra stipendi erano stati chiaramente oggetto di trattativa fra lui e la società e, avendoli presi tutti gli altri, può prenderli anche lui. Non tutti però, perché ha evidenti e indubbie responsabilità nel pasticcio che si è creato con la Juventus, quindi “solo” 9,7 milioni, la metà. Come dicevano i radiocronisti d’antan: la partita si risolve con la divisione della posta.

La Juventus non l’ha presa benissimo. Se non altro perché in un tribunale civile, molto probabilmente, non ci sarebbe stato match, visto che, in diritto, la mancanza della firma di Ronaldo sugli accordi della manovra stipendi sarebbe bastata per invalidare le sue richieste. In un arbitrato prevale l’irritualità e può succedere di tutto, anche che alla fine ci sia una decisione di sostanziale buon senso, ma che sa di «un po’ per uno non fa male a nessuno», che non è esattamente un principio di diritto.

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Ronaldo consapevole della manovra stipendi

«La Società, anche con il supporto dei propri legali, sta esaminando la decisione del Collegio Arbitrale, riservandosi ogni valutazione e iniziativa a tutela dei propri diritti», si chiude così il comunicato serale della Juventus, ma un ricorso - per quanto possibile - è difficile, perché previsto solo in casi molto particolari. E il lodo, arrivato ieri all’ora di cena, non è stato ancora studiato nei minimi particolari per capire se ci sono quei margini. Certo, la Juventus si aspettava di non dover pagare nemmeno un euro a Ronaldo, basandosi sul fatto che in occasione delle due manovre stipendi del periodo Covid, Cristiano aveva firmato la rinuncia agli stipendi, ma non la lettera con la quale la Juventus si impegnava a restituire parte di quei salari nel corso degli anni successivi sotto varie forme.

Insomma, il Collegio Arbitrale ha riconosciuto la validità dell’accordo di riduzione dei compensi nella stagione sportiva 2020/21 e rilevato l’assenza di alcun accordo di integrazione concluso tra le parti, ritenendo, dunque, che la cosiddetta “carta Ronaldo” non abbia alcun effetto vincolante. E ha quindi respinto le istanze di Ronaldo, al quale non è stato riconosciuto neanche il fatto di aver subito un inganno (come sosteneva nel suo ricorso), perché è dimostrabile che lui fosse perfettamente consapevole di cosa fosse la manovra stipendi.

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Ronaldo-Juve, i perché della decisione

E quindi? Perché il Collegio riconosce, comunque, a Ronaldo i 9,7 milioni? In sostanza perché - secondo gli arbitri - la Juventus non può negare che c’era stata una trattativa sul recupero degli stipendi a cui aveva rinunciato e che quella stessa trattativa è stata interrotta dal trasferimento al Manchester. Insomma, quei soldi li hanno presi tutti (si legge in una parte del lodo) e quindi, alla fine, li dovrebbe prendere anche Ronaldo, pur sottolineandone le colpe, che vanno dalla mancata firma al comportamento successivo (in sostanza non si è mai particolarmente sbattuto per quei soldi). E proprio in virtù di quelle colpe, che il Collegio valuta nel 50% di responsabilità, gli dimezza l’importo (a proposito di irritualità), risolvendo la questione come un tamponamento al semaforo: concorso di colpa e non se ne parla più.

A meno che la Juventus non voglia parlarne ancora: qualche anno fa, nove milioni in più da pagare sarebbero stati una multa per divieto di sosta, oggi sono una cifra che, senza incidere, infastidisce e che, oltretutto, non era stata neanche accantonata in bilancio. E, considerato quanto sta guadagnando Ronaldo nel suo viale del tramonto arabo (circa 200 milioni all’anno), viene da dire che dà più noia alla Juventus pagare quei 9 milioni che soddisfazione a lui riceverli.

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E così Ronaldo si becca altri 10 milioni di euro. Ne aveva bisogno, soprattutto di questi tempi in cui si è dovuto adattare ai livelli retributivi della Saudi League. Ne chiedeva 19,5 alla Juventus, l’arbitrato chiamato a dirimere la questione gliene riconosce la metà al termine di un ragionamento più cerchiobottista che salomonico del Collegio che dirime le questioni fra club e giocatori.

Ronaldo-Juve, "solo 9,7 milioni"

In estrema e semplificata sintesi: i tre arbitri spiegano come la documentazione presentata da CR7 o, meglio, dai suoi legali non è valida e non dimostra ciò che vorrebbe dimostrare, ma - in fondo - i soldi della manovra stipendi erano stati chiaramente oggetto di trattativa fra lui e la società e, avendoli presi tutti gli altri, può prenderli anche lui. Non tutti però, perché ha evidenti e indubbie responsabilità nel pasticcio che si è creato con la Juventus, quindi “solo” 9,7 milioni, la metà. Come dicevano i radiocronisti d’antan: la partita si risolve con la divisione della posta.

La Juventus non l’ha presa benissimo. Se non altro perché in un tribunale civile, molto probabilmente, non ci sarebbe stato match, visto che, in diritto, la mancanza della firma di Ronaldo sugli accordi della manovra stipendi sarebbe bastata per invalidare le sue richieste. In un arbitrato prevale l’irritualità e può succedere di tutto, anche che alla fine ci sia una decisione di sostanziale buon senso, ma che sa di «un po’ per uno non fa male a nessuno», che non è esattamente un principio di diritto.

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