Scatenato, Marotta: «Giù le mani dalla Juve!»

Il dirigente bianconero torna sul cado Draxler: «E' mancato un contatto fluido con lo Schalke»

TORINO - Beppe Marotta si mostra molto sorridente in conferenza stampa allo Stadium. L'obiettivo è (anche) fare un consuntivo del mercato juventino. «Siamo estremamente contenti di quanto fatto, centrando in pieno gli obiettivi, grazie anche a Fabio Paratici che ha lavorato in modo molto diligente. Fare meglio dell'anno passato significherebbe vincere la Champions, il che è un'impresa difficile. Abbiamo ceduto giocatori non facilmente sostituibili non tanto per le loro qualità tecniche, ma sopratutto per carisma e personalità. Andrea Pirlo, per esempio, incuteva timore negli avversari e coraggio ai compagni solo con lo sguardo. Sappiamo che le società rimangono con i successi, dirigenti e allenatori passano. Abbiamo mixato giovani e meno giovani, perché una squadra estremamente giovane non può vincere in nessuna categoria. Draxler? Intanto siamo amareggiati per le due sconfitte consecutive, il che condiziona i giudizi. Non abbiamo la cultura dell'alibi, ma in Italia è così. Avevamo bisogno di un periodo di rodaggio, abbiamo uesto handicap, ma sono molto convinto che possiamo ancora vincere e lo trasmetterò a tutti. Su Draxler dico che il calcio è pieno di dinamiche mediatiche. Poi capita che per un mese ci siamo sentiti con De Laurentiis per Hamsik, ma nessuno lo sapeva. Quanto a Draxler, io mi son fermato al 19 agosto, poi basta. Lo Schalke è una società misteriosa, con cui è difficile interagire. Mentre con altri top club facciamo tante operazioni, con lo Schalke mancava un contatto fluido e ci siamo tirati indietro perché loro avevano fatto una richiesta sproporzionata, senza contare la mancanza di volontà del giocatore che ci ha condizionato. Se un giocatore è perplesso, è dura raggiungere un accordo. Sono deluso perché non ho trovato interlocutori, non certo perché non è arrivato Draxler. Avremmo aggiunto un altro giovane in un gruppo già giovane. Ma così avremmo rischiato di non vincere. Il compito nostro è riformare il gruppo, passando dal gruppo alla squadra. Non sono preoccupato, ma dobbiamo inculcare personalità, motivazioni e anima vincente in questo gruppo».

 

PROGETTO VINCENTE - «Sono sicurissimo che questo gruppo farà molto meglio nei prossimi anni: penso a Sturaro, Dybala, Pereyra, Lemina... Certo, devono acquisire esperienza. Ma noi abbiamo l'obbligo di vincere sempre. Cosa rispondo a chi dice che il nostro sarà un anno di transizione? E' un concetto che rimando subito al mittente. Sarebbe un'impresa straordinaria, c'è il rischio di un po' di appagamento, perché vincere può logorare».

HAMSIK - «Ci siamo sentiti più di dieci volte con De Laurentiis per Hamsik. Ma ci sono altri nomi mai usciti e che magari possono generare rimpianti. Erano obiettivi di alto livello. Hamsik conosce cosa vuol dire andare a Frosinone e Carpi a guadagnarsi i punti... E' l'handicap di un calciatore straniero. Hamsik conosce già il nostro campionato. Costruire una squadra con zoccolo duro di italiani, tuttavia, è un grosso vantaggio».

SPESE PAZZE - «Le spese delle nostre concorrenti in Champions? Come sempre c'è la possibilità di raggirare il fair play finanziario, che va disciplinato. Noi, dal nostro punto di vista, controlliamo questo strumento con una certa perplessità. Il nostro viatico è solo questo: serve il rispetto dell'equilibrio patrimoniale. E le nostre partenze eccellenti non devono creare scandalo, perché noi abbiamo sempre vinto rispettando un equilibrio economico-finanziario: è quello che abbiamo fatto e faremo ancora. Questo è un anno di grandi sacrifici. Ma siamo davanti a un mercato particolare: sono sicuro che l'anno prossimo subirà un incremento di valori del 30-40%. In Inghilterra i club si arricchiscono con i diritti tv. Si spendono prezzi normalissimi, altro che da pazzi. Ci saranno operazioni ancor più importanti: significa che se Pogba si manterrà al top, 100 milioni non saranno sufficienti».

IL LAVORO DI ALLEGRI - «Sarà determinante, ma non penso solo al lavoro sul campo. Il tecnico è ormai un gestore di gruppo, da trasformare in una squadra vincente. Le motivazioni sono decisive per il raggiungimento degli obiettivi. La Juve è una squadra di grande valore, ma Pirlo e Tevez trasmettevano certezze che oggi il gruppo deve ritrovare attraverso la compattezza della squadra». POGBA - «Quando ricevi offerte da 100 milioni da club importantissimi, non traballi però ne sei orgoglioso. Ma siccome noi vogliamo continuare a vincere, abbiamo deciso di tenere Pogba. Poi è chiaro, noi dirigenti siamo ambiziosi e cerchiamo sul mercato obiettivi magari utopistici perché guadagnano troppo. Se abbiamo pensato a Cavani? Nomi non ne faccio, ma cerchiamo sempre colpi importanti che magari potrebbero arrivare l'anno prossimo».

L'OSCAR DEL MERCATO - «Ha cambiato tanto, ma nell'ambiente c'è euforia e dunque darei l'oscar all'Inter. Noi abbiamo costruito le nostre vittorie basandoci sulla solidità del gruppo. In 4 anni abbiamo vinto perché abbiamo tenuto il gruppo molto omogeneo, con due-tre varianti. La nostra forza è stata questa».

NOI E LA ROMA - «Come dice Lotito: victoria concordia crescit, i successi crescono con l'affiatamento e l'euforia. La Roma ci ha battuto ed è normale che ci sia euforia. Però teniamo conto che domenica abbiamo perso perché il calendario ha previsto la disputa di Roma-Juve alla seconda giornata e nel mese di agosto. I nostri nazionali sono arrivati tardi, abbiamo svolto una preparazione particolare e poi ci tenevamo a vincere la Supercoppa a Shanghai. Oggi non siamo ancora a posto. Affrontare la seconda forza in queste condizioni non è un alibi, ma deve certamente portare la Lega a tenerne conto se per agevolare lo spettacolo si gioca Roma-Juve alla seconda giornata. A Roma non c'era la Juve definita di oggi, avevamo solo due nuovi acquisti in campo. Onore alla Roma, ma sono solo tre punti. Sappiamo che c'è da recuperare l'handicap di meno 6, ma la Juve è abituata a vincere con largo margine. E questi sei punti ce li riprenderemo». 

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