Calciopoli: cosa succede agli scudetti che rivuole la Juve

In attesa delle motivazioni della Cassazione, analizziamo lo scenario con i punti forza e i punti deboli della posizione juventina
Calciopoli: cosa succede agli scudetti che rivuole la Juve© Ansa
TORINO - Hanno detto che è una vicenda chiusa, ma per Calciopoli non può bastare la Cassazione, che per altro non ha ancora emesso le motivazioni delle due sentenze. Anzi, per la Juventus la vicenda è appena iniziata e si prepara una battaglia legale sul fronte della giustizia sportiva e di quella amministrativa: l'articolo 39 per la revisione dei processi del 2006 e il ricorso al Tar. Ma qual è la situazione alla luce della sentenza di Cassazione e qual è la strategia della Juventus?

LO SCENARIO - Dal 2006 ad oggi è radicalmente cambiato lo scenario di Calciopoli. Nove anni fa gli inquirenti presentarono una fotografia parziale dei fatti sui quali avevano indagato: le loro informative, sulla base delle quali si celebrò il frettoloso processo sportivo, disegnavano un quadro molto chiaro, nel quale Moggi e la Juventus potevano essere solo colpevoli (per quanto anche con quel materiale la giustizia sportiva non trovò le prove di un “illecito sportivo” da articolo 6, ma solo violazioni del meno grave articolo 1, sommando le quali si riuscì ad arrivare alla pesantissima condanna). Peccato che di 170mila intercettazioni effettuate ne erano state scelte una trentina, eludendo tutte quelle che potevano alleviare la posizione degli imputati, se non scagionarli del tutto. E lo stesso si può dire di alcune teorie accusatorie disintegratesi completamente in dibattimento (esclusività del rapporto Moggi-designatori, sorteggio truccato, ammonizioni preventive, Paparesta rapito nello spogliatoio). Lo stesso concetto di Cupola Moggiana, tratteggiato dall'accusa nel 2006 si è parecchio indebolito, con un solo arbitro condannato, uno prescritto e tutti gli altri assolti nei vari gradi di giudizio dai quali la classe arbitrale ne è uscita a testa alta, al punto da far dichiarare ai giudici del primo grado che «il campionato oggetto di indagine (2004-05) non risulta alterato». La verità processuale (l'unica che conta in qualsiasi tribunale) del 2006 è quindi molto diversa da quella del 2015 e lascia aperta la possibilità per la Juventus di ricorrere all'articolo 39 per la revisione dei processi sportivi.

QUI FIGC - Che cosa può cambiare l'eventuale revisione è, tuttavia, molto complicato da prevedere, soprattutto senza le ultime motivazioni della giustizia ordinaria (quelle della Cassazione). Senza addentrarsi nei tecnicismi si può ragionare sulla sostanza: è indubbio che la posizione della Juventus (per altro sollevata da qualsiasi responsabilità, anche civile in ogni grado di giudizio) risulti parecchio alleviata rispetto a quella che appariva nel 2006 (quando in assenze delle prove occultate risultava difficile anche difendersi). E nonostante la posizione dei suoi due principali dirigenti (Moggi e Giraudo) sia finita nel limbo della prescrizione, davanti a un tribunale sportivo incaricato di rivedere le sentenze del 2006, la Juventus potrebbe comunque far riconoscere che le sentenze di nove anni fa sono sproporzionate rispetto alle reali responsabilità.

QUI TAR -
Sensibilmente diversa la situazione che la Juventus affronterebbe al Tar, dove il concetto di responsabilità oggettiva è più sfumato rispetto alla giustizia sportiva e il fatto che i processi penali abbiano prosciolto il club avrebbe un peso specifico sicuramente maggiore. Apparentemente, quindi, sembra più facile dimostrare, davanti al tribunale amministrativo, di aver subito una condanna sportiva eccessiva, con conseguenze gravi sul piano economico. Questo non significa che la Juventus può contare sui 444 milioni richiesti (anzi la cifra potrebbe anche essere ridimensionato), ma che il ricorso è meno «temerario» di quanto non pensino alla Figc. Anche in questo caso, tuttavia, sarà importante aspettare e leggere con attenzione le motivazioni della Cassazione.

COMPROMESSO? - E lo scudetto a tavolino dell’Inter? È una terza pista, che potrebbe riaprirsi parallelamente al ricorso dell’Articolo 39. La revoca all’Inter del titolo 2006 (senza restituzione alla Juventus) è visto da più parti come il possibile compromesso per una rappacificazione fra bianconeri e Federcalcio. Ma Andrea Agnelli si accontenterebbe?

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