Inzaghi, da tecnico precario a segreto della Lazio

In estate Lotito voleva prima Prandelli e poi Bielsa, alla fine è tornato sull'ex tecnico della Primavera. E la squadra vola
Inzaghi, da tecnico precario a segreto della Lazio© Bartoletti

TORINO – In estate è rimasto alla finestra, con vista Salerno. La squadra controllata da Claudio Lotito sembrava la destinazione di Simone Inzaghi. La Lazio lo aveva chiamato nel finale della scorsa stagione per rimettere la barca in linea di galleggiamento, dopo il devastante 4-1 incassato nel derby contro la Roma. Lui aveva fatto il suo dovere, senza infamia e senza lode, ridando comunque dignità a un gruppo che si stava perdendo. Finito il suo dovere, l'ex attaccante era rientrato nei ranghi. Fedele alla causa biancoceleste, sposata come calciatore (in due fasi, dal 1999 al 2005 e dal 2008 al 2010) e come tecnico delle giovanili (dove porta in alto la Primavera). La società, nel frattempo, proseguiva il casting: Lotito prima illudeva Cesare Prandelli con una stretta di mano, quindi veniva a sua volta illuso da Marcelo “El loco” Bielsa con un contratto firmato e rinnegato.

Alla fine Inzaghi ha smesso di stare alla finestra. A Salerno è andato Giuseppe Sannino, lui si è preso la Lazio come titolare della panchina. Lo ha fatto senza proclami, ma con idee molto chiare. Un cammino prima titubante poi, dopo la sconfitta a San Siro contro il Milan, irresistibile. In otto giornate sono arrivati 18 punti. Meglio hanno fatto la straordinaria Atalanta (22 punti) e la Juventus (21). La Lazio ha poi messo in fila lo stesso Milan (17), la Roma (16) e il Napoli (13). In classifica la squadra è quarta, un punto dietro la coppia Roma-Milan, con l'ambizione di lottare per l'Europa più importante e di regalare un pomeriggio complicato ai giallorossi nel derby del 4 dicembre.

La forza dei biancocelesti è l'equilibrio. Un attacco andato sempre a segno (escluse le due sconfitte contro Juventus e Milan) e una difesa che subisce abbastanza, ma non eccessivamente. Inzaghi ha recuperato elementi che la scorsa stagione sembravano perduti (Felipe Anderson), che in estate puntavano i piedi per andar via (Keita) o che sembravano oggetti misteriosi (Wallace, diventato domenica ultimo di una serie di marcatori stagionali salito a quota 13). Ha saputo gestire i guai fisici di Biglia, ha trovato in Immobile il finalizzatore della manovra offensiva e il leader sul campo. Non male, per uno che non avrebbe dovuto sedersi su quella panchina.

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