Lazio, il non mercato e quel tabù di nome Juventus

Mercato e Supercoppa: lo strano avvicinamento dei biancocelesti al big match con i bianconeri. Keita e non solo, quanti dubbi in casa Lazio
Lazio, il non mercato e quel tabù di nome Juventus© www.imagephotoagency.it

TORINO - Uno strano mercato, quello della Lazio. Ma, guardando al passato, neppure troppo. Parliamo di corsi e ricorsi storici, di eventi che si succedono puntualmente da quando è iniziata l'era Lotito. Il ciclo è questo: se un anno la squadra va bene e raggiunge, quando addirittura non supera, gli obbiettivi prefissati ad inizio stagione, la stagione successiva sarà inevitabilmente un flop. Dunque, visto che lo scorso campionato è stato raggiunto l'obiettivo Europa League, condito per giunta da una insperata quanto intrepida finale di Coppa Italia, persa contro gli imbattibili della Juve, ma gustosissima perché conquistata eliminando i rivali cittadini della Roma, questo sarà inevitabilmente l'anno del flop.
E se il buon giorno si vede dal mattino, la cattiva stagione è preannunciata dal mercato. La Lazio ha perso Biglia, il suo capitano nonché metronomo di centrocampo, finito al Milan, e sta per perdere due dei suoi gioielli più preziosi: Keita Balde e de Vrij, destinati con tutta probabilità alla Juventus in cambio di un cinquantino globale (se andrà bene).
E chi è arrivato, o arriverà, al loro posto? Lucas Leiva per Biglia, ma il brasiliano è un mediano. Punto. Inzaghi, conscio della perdita di Keita e altrettanto cosciente che nessun degno sostituto sarà acquistato, ha subito provveduto al cambio di modulo, passando dal 4-3-3 al 3-5-2 con l'avanzamento di FA10, al secolo Felipe Anderson, al ruolo di seconda punta. Ma questa coperta risulterà troppo corta allorquando partirà anche de Vrij, unico dominante difensivo a disposizione del tecnico biancoceleste, che neppure verrà degnamente sostituito sul mercato.
In nome di quale strategia tutto ciò? Nel nome della strategia della valorizzazione della rosa e del tetto agli ingaggi imposto da Lotito. Leiva a parte, pertanto, sono stati acquistati solo giocatori di secondo piano, alias riserve. Marusic per dare respiro a Basta; Caicedo, uno che ha una media realizzativa simile a quella del reietto Djordjevic e una vaga simiglianza col buon Makinwa, per dare respiro a Immobile; Di Gennaro, buon jolly di centrocampo. Per il resto l'idea del duo Lotito-Tare pare essere quella di valorizzare i giovani. In pole position ci sono Murgia, Lombardi, Palombi e Luiz Felipe (quest'ultimo 1 presenza in Primavera e 7 presenze condite da 1 gol in B con la maglia della Salernitana, collezionate complessivamente in Italia). In caso di improvvise emergenze magari si provvederà a rispolverare elementi arrivati anni fa in pompa magna come il “Coco” Perea (detto anche “il Cavani colombiano”) e Mauricio, che ad oggi stentano a trovare collocazione persino in prestito gratuito.Ma quest'anno, chissà come mai, gli ultras laziali, che sino a pochi mesi fa vedevano Lotito come il fumo agli occhi, sembrano essere tutti contenti. Stranezze del calcio.
Comunque una prima verifica circa la bontà, o meno, delle strategie del duo Lotito-Tare la si potrà avere tra pochi giorni, il 13 agosto, in occasione della sfida impossibile: la finale di Supercoppa italiana quando la Lazio si ritroverà di fronte la sua bestia nera storica, quella Juventus contro la quale non vince dal lontanissimo dicembre 2003 (2-0 all'Olimpico firmato da Corradi e Fiore). Poi 13 anni senza più vittorie: nelle successive 23 sfide 17 sconfitte e appena 6 pareggi. La numerologia è interessante: il 13, il 17 e il 23 sono tre numeri legati alla sorte, buona o cattiva. A chi arriderà stavolta la fortuna? 



© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...