Sarri sulla strada di Malesani: "Finale di Champions? Mi guardo il ciclismo"

Le parole, mai banali, del tecnico della Lazio sul calcio di oggi: "Deve essere salvato da se stesso, è diventato un business"

"Per me quello con il calcio è un innamoramento avuto fin da piccolo. Coordinare 11 giocatori su un terreno non è proprio semplicissimo, ci vuole organizzazione e la vittoria è sicuramente importante per dare vigore alle idee. Ritengo però che se si ha il piacere di giocare questo sia più appagante e porta di conseguenza anche migliori risultati". Così Maurizio Sarri ha raccontato il suo pensiero sul calcio in un'ìntervista concessa a 'La Domenica Sportiva'.

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Sarri e il calcio di oggi: "E' diventato un business"

Il tecnico della Lazio, allenatore di altri tempi e sempre fuori dagli schemi, ha voluto dire la sua sul calcio di oggi: "Il calcio deve essere salvato da se stesso, si sta andando su una strada nella quale è impossibile mostrare la bellezza. Dover giocare 60 o 70 partite all'anno porta i giocatori ad allenarsi di meno e a produrre uno spettacolo meno bello. Siamo in una fase in cui lo sport è diventato un business, in cui conta di più l'apparenza ed è una cosa ridicola. Abbigliamento? Faccio un lavoro da campo, non vedo che ci sia di strano ad andare in campo in tuta, è la cosa più naturale del mondo. Quando lavoravo nella finanza andavo in giacca e cravatta".

Sarri e il ciclismo, come Malesani

"Se dovessi scegliere tra la finale di Champions League e la Parigi-Roubaix, guarderei sicuramente il ciclismo" ha rivelato poi Sarri. Le dichiarazioni del tecnico biancoceleste ricordano alcune affermazioni di Alberto Malesani, altro particolare allenatore con una idea tutta sua del calcio che, in una vecchia intervista, aveva dichiarato: "Amo il ciclismo, sport troppo bistrattato". Infine, sul suo modo di lavorare, Sarri ha spiegato: "Un obiettivo dev'essere importante, un'utopia in modo tale da andare a letto non contento, così da sentirti in obbligo di migliorare tutti i giorni. Cerco di migliorarmi tutti i giorni e cerco di adattare le mie idee in base ai giocatori che dispongo in quel momento. In Italia si fa più tifo contro gli avversari che per la propria squadra. Questo la dice lunga, non ho visto un comportamento simile in Inghilterra".

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