Sarri senza ipocrisie: il libretto rosso di Mau

Domenica l’allenatore della Lazio ha accusato il campo dell’Olimpico, con profitto: già ieri l’incontro a Formello per studiare gli interventi

ROMA - Ha puntato nuovamente il suo mirino, Maurizio Sarri, un altro sfogo post gara e come sempre senza filtri che stavolta è andato a colpire la qualità del terreno di gioco dello Stadio Olimpico. Una battaglia, a dire il vero, che il tecnico laziale porta avanti fin dall'inizio della scorsa stagione, quando alla vigilia della sfida con lo Spezia aprì il tema sullo stato del manto erboso capitolino: «Giocheremo su un campo indegno per la città di Roma», accusò Sarri già nell'agosto 2021. In quel caso seguì una replica di 'Sport e Salute', la società che si occupa della gestione dell’impianto, a rivendicare le qualità di un terreno di gioco elogiato solo qualche mese prima durante l'europeo itinerante. Dopo lo 0-0 con l'Udinese, Sarri ha alzato la posta: «Se il campo rimane così, Lotito dovrà trovarsi un altro allenatore». Rapporto lungo e tormentato quello tra il tecnico toscano e il prato dei vari stadi italiani, con sfoghi rintracciabili già ai tempi di Napoli: «Giocare in questo campo è indegno, non si potevano fare tre passaggi di fila. E questa è la fotografia del calcio italiano», tuonò nel 2017 dopo aver affrontato sempre l'Udinese, ma alla Dacia Arena. L'esperienza in Premier League non ha fatto altro che inasprire il giudizio di Mau al suo rientro in Italia, alimentando il paragone, con successiva polemica, anche con la Lega Serie A sul tema calendario: «Siamo l’unica squadra in Europa che ha giocato 61 ore dopo la partita di Europa League, dobbiamo fare una guerra in Lega perché non succeda più», provocò lo scorso anno dopo la sonora sconfitta a Bologna della Lazio. Sarri ne ha sempre avute per tutti, arbitri compresi e mai risparmiati nei furenti post gara. Ultimo e più celebre, lo sfogo dello scorso settembre contro Sozza per le decisioni prese durante Lazio-Napoli: «O gli arbitri sono scarsi oppure c'è la soluzione B, che è più preoccupante». Apriti cielo.

Sarri e Sport e Salute, pace fatta sul caso Olimpico

Stavolta sulla questione del campo dell'Olimpico niente più botta e risposta al veleno, solo l'invito da parte di Sport e Salute ad aprire un tavolo di dialogo per arrivare a una soluzione condivisa, tanto che l'azienda si è subito attivata bussando alla porta di Formello già nella mattinata di lunedì. Un incontro proficuo e costruttivo, il primo di una lunga serie da calendarizzare e che coinvolgeranno anche la Roma. Il focus è andato sulle condizioni di un prato molto giovane, rizollato ex novo quest'estate dopo la stagione dei concerti, ma soprattutto a causa dell'invasione di campo dei tifosi della Roma dello scorso 25 maggio, dopo aver assistito, davanti ai maxischermi posizionati all'interno dello stadio, alla finale di Conference League poi vinta e festeggiata con delle zolle di prato portate vie da molti come "ricordo". Per questo il primo punto condiviso tra le parti ieri è che la sicurezza e la tenuta del campo non sono in discussione: il Direttore Generale di Sport e Salute, Diego Nepi, accompagnato a Formello dal Responsabile agronomico, Valeriano Bernardini, hanno ribadito le garanzie del manto erboso che soddisfano in pieno i requisiti del Pitch Quality Program della Uefa. La Lazio, comprendendo in pieno le difficoltà legate al calendario (fin qui l'Olimpico ha ospitato 14 gare), ha messo al centro del tavolo tecnico le difficoltà riscontrare da Maurizio Sarri e le conseguenti proposte (in primis un campo più duro e più veloce), oltre alle sensazioni dei calciatori arrivate direttamente dalla voce del vicecapitano, Milinkovic-Savic. L'obiettivo a medio-lungo termine è quello di migliorare progressivamente, partendo da questa settimana (la prima senza coppe), e cominciando a lavorare accuratamente da metà novembre, approfittando dei 50 giorni di pausa Mondiale per degli interventi che verranno svolti da Sport e Salute con l’apporto del club biancoceleste.

L’ultima stilettata di Sarri

Dulcis in fundo, l’ultimo schiaffone di Sarri è rivolto al sistema, a un’industria che fa del calcio «uno sport usa e getta», come ama spesso ripetere: «Il calcio deve essere salvato da se stesso - è l’inciso del tecnico rilasciato alla tv svizzera, Rsi -, si sta andando su una strada nella quale è impossibile mostrare la bellezza. Allora dico che se dovessi scegliere tra la finale di Champions League e la Parigi-Roubaix, guarderei sicuramente il ciclismo». Oltre ogni schema, vulcanico e così dannatamente old style. Maurizio Sarri non farà mai buon viso alle trasformazioni del calcio, soprattutto a quelle che non coincidono con il suo più profondo ideale. Prendere o lasciare.

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