Panariello: «Milan, riprendiamoci Pirlo»

Il comico toscano: «Riprenderei Andrea, la cui cessione è tuttora una ferita aperta. O altrimenti toglierei alla Juve Vidal»
Panariello: «Milan, riprendiamoci Pirlo» © LaPresse
MILANO - Il Cavalier Mazzarra, personaggio che interpreta nell’ultimo film di Leonardo Pieraccioni (”Un fantastico via vai”), non vedendo di buon occhio (almeno sino al lieto fine conclusivo) la relazione tra la figlia e un ragazzo di colore, probabilmente avrebbe avuto più di un dubbio anche su Clarence Seedorf allenatore del Milan: «Non sarebbe piaciuto a Mazzarra e forse neanche a Mazzarri...», sorride Giorgio Panariello. «Il mio personaggio del film - aggiunge - avrebbe anche potuto cambiare squadra e non tifare più Milan, almeno inizialmente».

Giorgio Panariello, da buon attore e comico, scherza e la mette sul ridere, ma come tutti i tifosi milanisti è tutt’altro che esaltato dalle ultime vicende rossonere. Per l’attore fiorentino la botta è stata doppia: «Sono amico di Allegri, eravamo a cena insieme anche l’altra sera. Quello che ci siamo detti è segreto, comunque l’ho trovato sereno. Ammiro la dignità che ha dimostrato, si è sempre preso tutte le colpe. Anche se...».

Anche se? «Non mi sembra che le cose siano poi cambiate tanto. Diciamo che se qualche attaccante avesse segnato di più, magari Allegri sarebbe ancora sulla panchina del Milan».

Fosse a cena con Seedorf, cosa gli domanderebbe? «Gli chiederei chi glielo ha fatto fare, ma forse la risposta la conosco già: la giusta ambizione di chi è stato un grande calciatore. Gli domanderei pure se è stata più una sua esigenza o una richiesta pressante di Berlusconi».

C’è dell’altro? «Sì. Da attore e imitatore sono abituato a scrutare gli sguardi delle persone e di Seedorf mi ha sorpreso l’allegria, in contrasto con i volti tesi di Conte, Zeman o Allegri. Ecco, vista la situazione del Milan mi verrebbe da chiedergli: Clarence, perché ridi così tanto? Sia chiaro: auguro tutto il meglio a lui e al Milan».

Un consiglio ad Allegri. «Nessuno. Però gli potrei chiedere di prendermi come secondo portiere della prossima squadra che allenerà».

Perché portiere? «Era il mio ruolo da ragazzetto. Giocavo in porta nel Montignoso, in Versilia. Mi ispiravo a Zoff e Vieri. Non ero spettacolare, puntavo sulla concretezza ed ero molto bravo nelle uscite. Una volta feci anche un provino al Milan».

Addirittura... «Andai a Milanello, giocai una buona partita. Mi dissero che ero molto interessante. I problemi arrivarono dopo, quando mi misurarono. “Sei troppo piccoletto, torna il prossimo anno”. Dodici mesi dopo sono tornato a Milanello e incredibilmente ero più basso di un centimetro. Mi sono giocato la carriera sui centimetri... ( risata )».

E’ nato in quei provini a Milanello il tifo rossonero? «No, è stato lo zio a influenzarmi. Della viola, in Toscana, è soprattutto il fiorentino di Firenze e io vivevo in Versilia».

Balotelli l’ha conosciuto? «Purtroppo, no. Mi piacerebbe, perché deve essere un buono. Chi si spaventa con Mario e con i suoi atteggiamenti, vuol dire che non ha mai conosciuto Ceccherini... ( risata ). Balotelli è come il vino toscano: crescendo, diventerà più forte».

Galliani-Barbara Berlusconi, da che parte si schiera? «Mi viene in mente “Ogni maledetta domenica” di Oliver Stone: la giovane manager in carriera aveva idee rivoluzionarie e pensava che il vecchio allenatore fosse da sostituire. Alla fine il vecchio allenatore ha vinto il campionato. Barbara per perseguire i propri obiettivi ha bisogno di “vecchie volpi” come il buon Adriano».

Più fanatico di pallone lei o Carlo Conti? «Lui, non c’è partita: potesse, condurrebbe “L’Eredità” dal ritiro della Fiorentina. E poi Carlo, così abbronzato, cromaticamente sarebbe perfetto per un triangolo con Seedorf e Balotelli. Qualche volta siamo andati allo stadio insieme, soprattutto a Firenze. Litigato mai, però ai tempi del Milan di Capello ricordo un momento di panico: noi stravincemmo e Carlo non riusciva più a guardarmi in faccia».

Un difetto di Montolivo, suo grande amico. «La timidezza. E’ una caratteristica di molti calciatori. Alcuni, talvolta, fanno i cretini per reagire a questo lato del carattere. In realtà la maggior parte sono ragazzi sensibili. Non immaginate quanto abbia sofferto Montolivo nell’ultima stagione a Firenze, quando gli davano del traditore ed era accusato di pensare già al Milan. Guadagnano, ma quando entrano in campo i milioni si dimenticano e restano ragazzi»

Potesse prendere un giocatore della Juve? «Riprenderei Pirlo, la cui cessione è tuttora una ferita aperta. O altrimenti Vidal». . Leggi l'articolo completo su

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