Esclusivo, Feltri: «Vi svelo il nuovo Milan di Berlusconi»

Egli ha in testa un progetto che mi ha illustrato nei dettagli: costruire un’équipe composta interamente (o quasi) da atleti italiani
Esclusivo, Feltri: «Vi svelo il nuovo Milan di Berlusconi»
TORINO - Silvio Berlusconi vende il Milan sì o no? È l’interrogativo del giorno a cui nessuno sa rispondere con certezza. I pettegolezzi si nutrono di notizie incontrollate, forse false, messe in giro da chi frequenta l’ambiente calcistico e politico. Pertanto, anche per il cronista è impossibile separare il grano (la verità) dalla pula (le balle). Mi fido soltanto delle informazioni che ho attinto direttamente alla fonte: Arcore. Intendiamoci, i miei rapporti col dottore presidente (definizione usata dai suoi dipendenti numerosi) non sono mai stati assidui: diciamo che gli ho parlato qualche volta. L’ultima, l’inverno scorso. Dai suoi discorsi fiume non ho colto il desiderio di sbarazzarsi della società, ma questo non significa a.

Già alcuni anni fa egli mi confidò che il calcio stava diventando un settore troppo costoso rispetto alle disponibilità finanziarie minate se non falcidiate dalla crisi. Bisognava ridimensionare tutto, a cominciare dai compensi ai giocatori. Ecco perché Pirlo, Ibra e Silva furono ceduti. La gestione doveva essere meno onerosa. Ovvio che i risultati sportivi ne abbiano risentito. Le traversie di Berlusconi sono note a chiunque e non vale la pena di rammentarle. Non c’è uomo al posto suo che sarebbe riuscito a sopportarle: io sarei morto e sepolto da lustri. Trovo normale che egli nei momenti di depressione (che gli durano dai 6 ai 15 minuti; poi è sufficiente una bella ragazza a tirargli su il morale, e non gli si può dare torto) si abbandoni a propositi negativi, che comunque non realizza. Tra questi c’è anche l’idea di sbolognare la squadra. Boutade. Oddio, se arriva un pirla che per un monte di denaro gli compra il 49 per cento delle azioni, Silvio è capace di concludere l’affare. Ma trattasi di ipotesi basata su elementi fantasiosi.

Egli ha in testa un progetto che mi ha illustrato nei dettagli e lo riferisco in sintesi ai lettori senza montare la panna. A dire il vero, domenica notte l’ha pure annunciato alla Domenica sportiva, ma non è stato preso sul serio né dalla bionda conduttrice né dagli ospiti, gente del ramo calcistico. Questo: costruire un’équipe composta interamente (o quasi) da atleti italiani. Gli interlocutori dell’ex premier, apprendendo simile piano, allibiscono: pensano che il Cavaliere sia diventato matto. Invece, secondo me, è lungimirante. Ha capito che non c’è più trippa per gatti dalle nostre parti e punta a riaccendere la passione degli sportivi, offrendo loro una novità che consiste, in realtà, nel ritorno ai bei tempi eroici del calcio nostrano, casareccio, campanilistico. È un sogno meraviglioso che Silvio mi ha spiegato tracciando su un foglio bianco tanto di schemi attuativi. Occorre ridare ai tifosi il piacere di imparare a memoria la formazione, il che si può fare schierando soltanto calciatori che abbiano nomi facili da ricordare: Maldini, Baresi, Costacurta, Galli, Massaro, Virdis, eccetera. Persone con un forte attaccamento alla città, alla maglia, pronte a sacrificare l’anima oltre ai polmoni. Oggi, viceversa, la maggior parte dei nomi sono impronunciabili, sembrano espressioni algebriche, zeppi di X, Y, K. Lo spazio esiguo non mi consente di specificare i particolari del progetto, ma vi assicuro che non è una follia. Il Milan fra l’altro già il prossimo anno avrebbe una buona scuderia autarchica: Abbiati, Abate, Antonelli, Albertazzi, Bonera, Bocchetti, De Sciglio, Bonaventura, Montolivo, Poli, Cerci, Destro, Pazzini. Servirebbero solo un paio di ritocchi per tentare l’avventura. Manca per ora un timoniere, un maestro autorevole in grado di guidare la comitiva. Scommetto che da una simile esperienza potrebbe rinascere il calcio patrio, com’è rinato quello spagnolo. E attenzione: il modulo nazionalistico sarebbe contagioso. Quante società lo adotterebbero? Tante.

Vittorio Feltri

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