Ancelotti-Milan: la margherita di Carletto

Tre motivi per dire sì e tre per rifiutare la proposta di Galliani senza rovinare un’amicizia ventennale
Ancelotti-Milan: la margherita di Carletto© ANSA

MILANO - È il giorno di Ancelotti. Adriano Galliani vola a Madrid per convincere Carletto ad accettare il Milan. L’allenatore è a un bivio. Ecco tre buoni motivi per accettare la proposta dell’amministratore delegato rossonero e tre (altrettanto) buoni motivi per lasciarsi stuzzicare da un buon jamon serrano e poi rispondere “No grazie” al plenipotenziario rossonero senza offendere l’amico e commensale.

Perché Ancelotti dovrebbe dire sì

1) Innanzitutto perché c’è un debito di riconoscenza che va onorato: dopo aver chiuso l’esperienza alla Juventus, il buon Carletto è diventato Carlo Magno grazie alla fiducia concessagli da Berlusconi e Galliani. Ancelotti, senza la formidabile parabola rossonera, non avrebbe mai allenato Chelsea, Psg e Real diventando un collezionista internazionale di trofei.

2) Perché, dopo tutto, a fare meglio di Inzaghi ci vuol poco. Se Ancelotti dovesse riportare il Milan in Champions, la sua impresa assumerebbe contorni mistici e darebbe vita a un nuovo radioso ciclo rossonero. Poi lui potrebbe serenamente dedicarsi alla Nazionale (c’è il Mondiale all’orizzonte) o a un top club: il suo dovere da Cincinnato milanista l’avrebbe fatto.

3) Perché lo sbarco dei cinesi a Milano potrebbe essere volano per una campagna acquisti faraonica. Sai che soddisfazione accettare a scatola chiusa di guidare un’utilitaria e vederla trasformarsi, una volta a bordo, in una stilosa fuoriserie.

Perché Ancelotti dovrebbe dire no

1) Perché le minestre riscaldate nell’era Berlusconi hanno avuto storicamente un sapore alquanto rancido. Sacchi e Capello hanno fallito e tre Palloni d’Oro (Gullit, Shevchenko e Kakà), quando hanno ceduto alla nostalgia, hanno rovinato l’ottimo ricordo che avevano lasciato a Milano.

2) Perché, nonostante l’interessato abbia dichiarato di voler rispettare il contratto in scadenza nel 2016, la panchina di Pep Guardiola al Bayern Monaco è alquanto scricchiolante. In caso di esonero dello spagnolo, Ancelotti sarebbe la prima scelta: un’opportunità da afferrare al volo dopo aver fatto un corso accelerato di tedesco magari al prossimo Oktoberfest.

3) Perché il Milan è una squadra da ricostruire e ormai Ancelotti si è specializzato nell’arte di gestire Palloni d’Oro e top player mondiali. Meglio commentarli da “talent” in tv i vari Messi, Ronaldo e Robben, in attesa di tornare ad allenarli e, di conseguenza, lasciare la ricostruzione rossonera a un nuovo Ancelotti (Montella?) che aspira a ripercorrere la carriera del collega e ha ancora voglia di fare da maestro a onesti mestieranti.

Stefano Pasquino

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