Mihajlovic vacilla nel caos del Milan

In 2 giorni nessuna parola a sua difesa: ma c’è ancora una società?
Mihajlovic vacilla nel caos del Milan© LaPresse/Spada

MILANO - O tutti gli allenatori che si siedono sulla panchina del Milan, come d’incanto, imbrocchiscono inesorabilmente, oppure sarebbe il caso di fare qualche riflessione su ciò che accade un po’ più in alto, rispetto al terreno di gioco. Difficile che a Casa Milan, oppure ad Arcore, si possa arrivare ad un pensiero del secondo tipo: perché significherebbe, inevitabilmente, mettere in discussione le stesse persone che dovrebbero pensare. Ecco perché dopo appena sette partite (ma forse ne sono bastate sei, visto che già dopo il ko di Genova erano scattati i primi rumors di profonda insoddisfazione) Sinisa Mihajlovic è diventato un brocco. E in società si è riflettuto a lungo se non fosse il caso di intervenire fin da subito, per dare un segnale.

RIMASTO SOLO - Alla fine Mihajlovic è rimasto al suo posto. Ma ricevendo il “Tapiro d’oro”, ha fatto capire di essere il primo a sentirsi in bilico: «Non so ancora cosa succederà, vedremo nei prossimi giorni. La società prende le decisioni, e per fortuna al momento non le ha ancora prese. La squadra comnque mi segue». All’Olimpico di Torino, tra due settimane, alla ripresa del campionato, dovrebbe dunque esserci lui. Ma è già un uomo solo, abbandonato dalla società, che si è trincerata dietro un silenzio assordante. E anche da buona parte dei giocatori, che essendo i soliti viziati della gestione Seedorf e Inzaghi, si sentono offesi dal fatto che il tecnico osi metterli in discussione. Certo, non è bello questa specie di scaricabarile, per cui la colpa delle sconfitte è spesso di chi va in campo. Ma è altrettanto vero che se cambiando l’ordine degli allenatori, il risultato non cambia, qualche domanda anche i giocatori dovrebbero cominciare a farsela.

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