Serie A Paolo Maldini: «Bonucci? L'allenatore ha il diritto di fare queste scelte»

L'ex rossonero: «Ranieri? Ha fatto la storia. Licenziare un allenatore è molto più facile che cedere 30 giocatori»
Milan: Paolo Maldini, nel giorno del suo addio al calcio, alzò il dito medio ai tifosi della curva

MILANO - "Oltre mille partite in campo, non so di preciso quante". Paolo Maldini, bandiera del Milan, si racconta così ai microfoni di Radio 2, a l'Italia nel pallone: focus sulla propria carriera e sul calcio italiano per l'ex rossonero:"Il mio esordio? Era il periodo della grande nevicata a Milano, mi prestarono delle scarpe apposite, ma erano di 2 numeri piu piccole. Entrai in campo ma non stentii nessun dolore. Al primo pallone toccato, un retropassaggio a Terraneo, tremavo. Poi per fortuna tutto andò meglio".

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BONUCCI - "L'allenatore ha il diritto di fare queste scelte. Deve farlo, è lui il responsabile del gruppo, sono cose che in campo succedono, sei stanco, sei nervoso, le cose non vanno e basta veramente poco. Prima non c'erano tutte queste telecamere: anche io ho avuto litigi con compagni e allenatori, ma nessuno di voi li ha visti".

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RANIERI - "Ranieri ha fatto la storia, e questo nessuno lo cancellerà, sarà difficile da ripetere, specialmente nei tempi moderni, che sono gli stessi nei quali c'è poca riconoscenza. Ma la riconscenza non va aspettata, pretesa, i professionisti devono farlo principalmente per passione. Licenziare un allenatore è molto più facile che cedere 30 giocatori, è chiaro. Molto spesso il rapporto s'incrina, e le società sono costrette a prendere delle decisioni magari un po' affrettate. Il valore dell'allenatore però è sottostimato, certi allenatori incidono davvero tanto, certi hanno scritto non solo la storia del proprio club, ma la storia di tutto il calcio".

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IL MILAN - "Quando sono arrivato a Milanello avevo 16 anni. dopo cena c'era il camino, un telefono a gettoni e un tavolo da ping pong. Si stava lì, non si andava in camera, si giocava a briscola. Ma il cambiamento è una cosa normale. La vera differenza la fa l'educazione che hai ricevuto. Il giocatore deve essere l'uomo che è fuori dal campo. Cesare Maldini? Non era affatto severo. Era uno all'antica, nato negli anni '30 con un certo tipo di educazione, con l'esperienza calcistica degli anni 50 e 60, tempi in cui i giocatori stavano a Milanello dal lunedì mattina alla domenica. Se posso darmi un merito, ho cercato di cambiarlo un po', per farlo stare al passo coi tempi. Ma era tutt'altro che rude. Io sono sempre piu convinto della mia scelta, i dubbi a una settimana dal closing restano gli stessi. Rivedermi nel mondo del calcio? Non so, per ora è così, io non ho mai aspettato niente dalla società e credo sia giusto viverla così, ho dato tanto ma ho anche ricevuto. Se dovessi tornare, chissà quando, sarà però di sicuro col Milan. Dove possono arrivare i rossoneri? Spero in Europa League".

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