Milan, il New York Times mette in dubbio l'impero di Li Yonghong

L'inchiesta sul giornale americano: «Nessuno aveva mai sentito parlare di lui, né in Italia e né in Cina. E se non ci fosse nessuna miniera?»
Milan, il New York Times mette in dubbio l'impero di Li Yonghong© ANSA

MILANO - Il New York Times, celebre giornale americano, ha realizzato un'inchiesta sul Milan e sulla proprietà cinese di Li Yonghong. "Nessuno aveva mai sentito parlare di lui - scrive il quotidiano - né in Italia né in Cina. Tuttavia, raggiunto l’accordo con Berlusconi per la cifra di 860 milioni di dollari, ha dimostrato di avere la cosa più importante: i soldi". La posizione del numero uno rossonero è stata messa in discussione negli Usa e il New York Times ha messo in dubbio il suo patrimonio, scrivendo come non sia mai stato nominato negli elenchi delle persone più ricche della Cina e l’impero minerario che ha descritto ai dirigenti italiani è a malapena conosciuto nei circoli che si occupano di miniere.

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L'INCHIESTA - In estate il Milan ha speso 230 milioni di euro per la campagna acquisti, con un monte ingaggi tra i 110 e 120 milioni. L’impero minerario di Mr. Li sarebbe in realtà riconducibile alla Guangdong Lion Asset Management, una società che negli ultimi tre anni ha visto quattro proprietari diversi. Tra queste figure spicca quella di Li Shangbing, che appare come rappresentante legale di Sino-Europe Asset Management, uno dei veicoli utilizzati per acquistare la società rossonera. E in un’intervista telefonica avrebbe confessato di non conoscere Li Yonghong. Il NYT, però, ricollega i loro nomi – oltre che per la Sino-Europe – per una disputa giudiziaria: "Ad aprile – continua il quotidiano statunitense – sono stati citati da un tribunale cinese per non aver risolto una controversia con un’altra compagnia nazionale, sparendo entrambi. Nel 2013 Mr. Li è stato multato dalle autorità cinesi per circa 90.250 dollari (circa 76.500 €) per non aver dichiarato la cessione di azioni per 51,1 milioni di dollari (circa 43,3 milioni di euro). Nel 2004, invece, l’azienda di famiglia (la Guangdong Green River Company) si è associata con altre due compagnie per truffare alcuni risparmiatori per una cifra vicina ai 60 milioni di euro. Il papà e il fratello di Mr. Li sono stati condannati alla prigione mentre Mr. Li non è stato incluso nell’inchiesta". L’altra notizia che lascia molte perplessità è quella relativa alla sede della Guangdong Lion Asset Management. I tre autori dell’inchiesta (Wee, McMorrow e Panja) sono stati nel palazzo di Guangzhou che viene indicato come ufficio principale, ma hanno trovato i locali sbarrati e un avviso di sfratto alla porta per mancato pagamento dell’affitto: "Scrivanie e sedie in disordine, computer privi di disco fisso e dei vermi che infestavano un cestino della spazzatura".

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