Gattuso: «Milan, col Benevento una finale ma non basta la grinta» 

Il nuovo tecnico si presenta in conferenza: «Ho studiato e fatto esperienza anche all'estero. il mio calcio è diveso da quello di Montella, ma con lui c'è un ottimo rapporto»
Gattuso: «Milan, col Benevento una finale ma non basta la grinta» © www.imagephotoagency.it

MILANO - Per Gattuso inizia una nuova emozionante avventura sulla panchina del Milan«È un giorno importante  - dice durante la conferenza stampa di presentazione - sicuramente c'è grandissima responsabilità c'è la consapevolezza che c'è da alvorare, sarà un lavoro duro, ma sarà un piacere allenare una squadra come questa, che ha 16 nazionali e un'età media di 21 anni. È normale che non stanno facendo bene, possono fare di più. Qui c'è tutto per lavorare. Da parte mia c'è la consapevolezza che questa squadra può fare bene. Io e il mio staff abbiamo un nostro modo di vedere il calcio. Con Vincenzo ho avuto un grandissimo rapporto, sempre di grande disponibilità con lui e il suo staff. Vincenzo ha un modo un po' diverso dal mio di vedere il calcio: a lui piace molto partire dal basso, il palleggio, anche a me però poi dobbiamo verticalizzare per sorprendere gli avversari».

SOLUZIONE - «Oggi dobbiamo diventare squadre, dobbiamo toccare con mano e scendere in campo da squadra, coprire bene il campo non prendere ripartenze. Dobbiamo avere uno spirito battagliero, dobbiamo essere compatti e avere la sensazione di saper soffrire quando ce n'è bisogno».

OBIETTIVO - «Io oggi non guardo la classifica, già dobbiamo pensare al Benevento come se fosse la finale della Coppa del Mondo, perché loro hanno zero punti e noi dobbiamo prepararla bene. Oggi la cosa più importante è riuscire a dare qualcosa in più ai ragazzi sotto l'aspetto mentale, perché San Siro lo conosco ed è uno stadio che se non stai bene mentalmente, il pallone scotta. Mi sembra riduttivo parlare sempre e solo di grinta e carattere. Quella mi è rimasta, io non voglio perdere nemmeno a calcetto con mio figlio, quello mi è rimasto, però è riduttivo ricondurre tutto solo a questo. Io ho studiato, sono stato a Coverciano, non me l'hanno regalato il patentino. La chiave? Bisogna avere senso di appartenenza a questa società e avere chiaro il concetto che per vincere bisogna correre e lavorare sodo in settimana».

BERLUSCONI - «Il presidente lo conosco abbastanza bene, mi è capitato tantissime volte di parlarci, non da allenatore. Parlo con il mio presidente, uno dei più vincenti della storia del calcio, lui lo sottolinea sempre non se ne dimentica mai. È un gran conoscitore di calcio, abbiamo parlato di tutto, delle due punte, e sicuramente l'ho ascoltato, non ho fatto finta, perché è stato un grande presidente». 

SEEDORF E INZAGHI - «Non voglio fare la fine di Seedorf e Inzaghi. Non sono un traghettatore perché ci sono 72 punti da qui a fine campionato. So cosa posso dare di diverso alla squadra. Come mi definisco? Uno che sente molto le partite, le vive molto. Mi sento vivo. Quando scendo in campo adesso da allenatore sento lo stesso formicolio di quando giocavo». 

BONUCCI - «Il capitano è Bonucci - aggiunge Gattuso - e rimarrà Bonucci. Ho parlato con una delegazione della squadra e ho visto ragazzi con grande voglia di lavorare e mettersi a disposizione. Io gli ho solo chiesto grande senso di appartenenza e disciplina. E loro mi hanno dato la massima disponibilità. Io mi sono sempre buttato nel fuoco per i miei compagni, voglio vedere questo. I giocatori si devono aiutare».

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