Milan, le regole di Cardinale immobilizzano il club

La società non si discosta dalla linea della sostenibilità tracciata da Elliott. Il budget vale per le due sessioni di mercato: nessun sforamento a gennaio
Milan, le regole di Cardinale immobilizzano il club© Getty Images

Il “no” della proprietà del Milan a un extra budget per cercare di avvicinarsi alle richieste della Roma per Nicolò Zaniolo è lo specchio di quelle che sono le regole dentro le quali può essere esercitata l’autonomia decisionale di Paolo Maldini e Ricky Massara per operare sul mercato. Le regole d’ingaggio erano chiare e sono strutturate per arrivare al risultato aziendale a medio termine, non all’oggi per il domani. Il Milan sta navigando in acque sempre più calme dal punto di vista finanziario, andando in controcorrente da quasi cinque anni rispetto al sistema calcio italiano e lo ha fatto con un sistema chiaro, preciso, che ha immesso soldi sul mercato senza spese folli. Le regole di Gerry Cardinale non si discostano da quelle che erano stati il caposaldo di Elliott, che ha risanato l’azienda e messo Maldini e Massara nelle condizioni di poter ricostruire la squadra.

Budget da gestire

Pare ormai evidente che il budget che la proprietà ha messo a disposizione dell’area tecnica debba essere gestito non solo nella sessione estiva di mercato, ma anche in quella invernale. L’aver impegnato tutta la somma in estate, destinando 35 milioni all’acquisto di Charles De Ketelaere, ha poi costretto Maldini e Massara a dover ripiegare su profili di seconda-terza scelta per gli altri ruoli nei quali la rosa andava migliorata. Avendo impegnato tutto in estate, era evidente come a gennaio le casse fossero vuote.

Cessioni difficoltose

Il budget che la proprietà mette a disposizione dei due dirigenti è da considerarsi al netto delle cessioni. Ma qui arriva un problema non da poco. Tolti i titolarissimi, il Milan non ha uomini mercato nelle sue seconde linee. È difficile pensare di poter tirare su soldi con giocatori “normali”, le cui caratteristiche sono comuni in profili di media fascia. Da questa difficoltà oggettiva, nasce l’impossibilità di avere più soldi a disposizione per fare altri movimenti di mercato o di avere più soldi per alzare delle offerte. A oggi le uniche cessioni remunerative sono state quelle di Cutrone (estate 2019), Suso (estate 2020) e Hauge (nel 2021). Stop. Il resto è sempre stato richiesto in prestito o con offerte misere a livello di cartellini. La scelta logica di non depauperare il blocco dei titolari porta, come controaltare, l’impossibilità di alzare il livello di chi gli sta dietro. Per vendere un titolarissimo a cifre importanti (esempio Leao, se non dovesse rinnovare), occorrerebbe avere già una strategia con profili prendibili e di livello, un po’ come ha fatto in estate il Napoli con la cessione di Koulibaly e l’acquisto di Kim e l’arrivo Kvaratskhelia (che era stato proposto al Milan, che si disse “a posto” con Rebic e Leao).

Obiettivi realistici

Una delle critiche che viene fatta alla proprietà è stata quella di non aver messo a disposizione di Maldini e Massara cifre tali da poter prendere quei tre elementi che avrebbero alzato il livello della squadra. Obiezione condivisibile se ci si trovasse al Bar Sport, ma la realtà dei fatti è che il Milan non si scosterà dalla linea della sostenibilità finché i ricavi non arriveranno a superare i 400 milioni. Traguardo ancora distante, e allora conviene ragionare su obiettivi reali e sensibili, come la qualificazione in Champions League e il pareggio di bilancio, che potrebbe arrivare o al termine di questa stagione o nell’esercizio 2023-24. La strada maestra è segnata e non ci saranno deroghe, se non con vendite importanti.

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