Serie A Pescara, paura in casa Sebastiani per una bomba carta

Il grosso petardo è stato lanciato nel giardino del presidente ieri sera, intorno alle 23. Non ci sono danni, solo tanta paura
Serie A Pescara, paura in casa Sebastiani per una bomba carta© Marco Canoniero

PESCARA - Paura in casa Sebastiani nella notte tra domenica e lunedì. Un petardo di grosse dimensioni, simile ad una rudimentale bomba carta, è stato lanciato intorno alle 23 di ieri nel recinto dell'abitazione del presidente del Pescara. Non ci sono stati danni, ma lo scoppio ha svegliato le persone che abitano nella palazzina. Subito sono intervenuti gli agenti della Volante e poi della Digos che hanno avviato indagini. Residui del petardo sono stati sequestrati dai poliziotti per essere analizzati.

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SEBASTIANI PRESO DI MIRA - Nelle prossime ore gli investigatori esamineranno le immagini delle telecamere interne ed esterne. Nella notte fra il 6 e il 7 febbraio scorsi delle persone, poi risultate vicine alla tifoseria pescarese non organizzata, avevano incendiato due auto del patron sempre all'interno della villetta in viale Riviera Nord. Per quell'episodio sono state indagate tre persone, altre due sono in via di identificazione. Sebastiani è da tempo nel mirino degli ultrà che contestano la società, disertando le gare casalinghe della squadra, già matematicamente in B.

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LE PAROLE - "Io non mi faccio intimidire e vado avanti per la mia strada. Ma quello che è accaduto è un episodio a dir poco deprecabile, considerando quello che ho fatto per Pescara e il Pescara negli ultimi cinque anni". E' il commento all'ANSA dal presidente del Pescara Daniele Sebastiani dopo l'esplosione di una bomba carta nel giardino della sua casa. "Ero rientrato da poco - ha raccontato - e all'improvviso ho sentito un boato. Sono sceso in giardino dopo che un vigilante di uno stabilimento balneare che si trova di fronte ha suonato al campanello allarmato dal fumo". Il presidente, scosso dall'accaduto, dopo l'incendio di due sue auto tre mesi fa, ha poi aggiunto "purtroppo gli stadi sono diventati delle zone franche dove si può insultare chiunque, come accade da tempo all'Adriatico. Questa è una società di capitali in cui io e i miei soci abbiamo il 70%. Non si può andare via così dalla sera alla mattina. Ci sono firme da mettere e soldi da tirare fuori. Questo, vorrei dire a chi ci insulta, è un sodalizio di persone serie che lavorano per il bene della società".

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