ROMA - Viva la sincerità. Fossero tutti come Manuel Iturbe. Arrivato con la scomoda etichetta di acquisto più caro della gestione americana (tra cartellino e commissioni la Roma ha sborsato una trentina di milioni), sinora l'argentino ha un po' deluso. E' vero che a sua discolpa ha giocato poco per gli infortuni e che quando è stato chiamato in causa, soprattutto all'inizio della stagione, ha lasciato il segno (un gol e due assist contro il Cska e in rete con la Juventus). Fatto sta che nel periodo di flessione della Roma (ultimo mese per intenderci), Iturbe non ha fatto a per scuotere la truppa di Garcia. Anzi, si è tristemente immalinconito.
SINCERITA' - «Lo ammetto, sono stato un po’ una pippa - ha detto ieri a Roma Radio -. Però non è facile quando si sta più dal fisioterapista che in campo ad allenarsi. Ho preso tante botte nella mia breve carriera, ultimamente ho pensato che è arrivato il momento di rispondere e dare qualche colpo anche io». Probabilmente non lo farà, catechizzato a dovere da Garcia, che lo attende nuovamente ai suoi livelli: «Lavoro per stare sempre meglio e perché speriamo di vincere lo scudetto. Quest’anno ci siamo rinforzati molto, sono arrivati grandi campioni. Io? No, io non lo sono ancora, devo crescere».
QUI JUVE
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© RIPRODUZIONE RISERVATASINCERITA' - «Lo ammetto, sono stato un po’ una pippa - ha detto ieri a Roma Radio -. Però non è facile quando si sta più dal fisioterapista che in campo ad allenarsi. Ho preso tante botte nella mia breve carriera, ultimamente ho pensato che è arrivato il momento di rispondere e dare qualche colpo anche io». Probabilmente non lo farà, catechizzato a dovere da Garcia, che lo attende nuovamente ai suoi livelli: «Lavoro per stare sempre meglio e perché speriamo di vincere lo scudetto. Quest’anno ci siamo rinforzati molto, sono arrivati grandi campioni. Io? No, io non lo sono ancora, devo crescere».
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