Di Francesco: «Con il Bologna, una brutta figura. Devo cambiare»

Il tecnico: «Più che i moduli, devo scegliere gli uomini giusti. Non è questione di tattica, bisogna mettere la gamba»
Di Francesco: «Con il Bologna, una brutta figura. Devo cambiare»© LAPRESSE

BOLOGNA - "Purtroppo le risposte che non ho avuto mi porteranno a cambiare, vedremo a mente fredda. Questa squadra d° la sensazione di avere poca solidità difensiva ed è questo che ci fa fare queste figuracce". E' il pensiero di Eusebio Di Francesco dopo la brutta sconfitta di Bologna che apre ufficialmente la crisi della Roma. "Se avessi la spiegazione...Tutti cercano di lavorare e migliorare, io fin qui non ci sono riuscito e mi sento tra i responsabili - spiega il tecnico giallorosso ai microfoni di Sky Sport -. Parliamo sempre di numeri e poco di atteggiamenti, di fuoco dentro: contro il Bologna, se fai il 72% di possesso palla la filosofia c'è, ma se perdi tutti i contrasti con il Bologna e non hai la personalità nell'uno contro uno, è solo demerito tuo, non sono abituato a cercare alibi o altro. Devo cercare gli uomini giusti, più che i calciatori giusti". Secondo Di Francesco "deve finire il prima possibile il processo di crescita. Il contrasto non è una cosa tattica, bisogna mettere il piede con maggiore cattiveria. Un giocatore deve averle dentro certe cose".

ZITTI E PEDALARE - "A Milano - osserva Di Francesco - abbiamo preso gol nel finale quando nel secondo tempo sembrava potessimo vincere, oggi abbiamo chiuso tante volte sotto rete, anche da un metro abbiamo sbagliato...Abbiamo fatto 280 cross quando hai solo Dzeko che ha queste caratteristiche. Non c'è la lucidita' giusta". L'allenatore abruzzese fatica a trovare spiegazioni all'involuzione dei suoi: "Io quest'anno paradossalmente sono riuscito a lavorare di più dal ritiro e questo mi fa diventare veramente matto, perché certi movimenti difensivi li abbiamo ripetuti tantissime volte. E' per questo che devo cambiare: non posso restare lì, fermo, ad accettare certe situazioni. Oggi ho scelto Marcano, quando hai 7 partite così ravvicinate è impossibile far giocare sempre gli stessi: se non scatta qualcosa di più dentro si fa fatica. Forse è meglio aspettare sotto la traversa l'occasione, ma non è quella la mia filosofia. I dati di oggi - conclude - mi condannano, ma dobbiamo stare zitti e pedalare". (in collaborazione con Italpress)

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