Roma-Napoli, Mou e Spalletti: opposti special

Domani il portoghese difensivista che bada al risultato sfida l’italiano offensivista che cerca lo spettacolo
Roma-Napoli, Mou e Spalletti: opposti special© LAPRESSE

Ci sono tutte le premesse affinché sia davvero l’occasione buona: quella in cui Luciano Spalletti potrebbe sconfiggere Josè Mourinho. Una prima volta che sostanzierebbe un passaggio di consegne tra lo “Special” e Luciano, coloro che si sono sfidati nell’era post Calciopoli per il dominio della Serie A. E se uno, il Mourinho interista, narrava del rumore dei nemici pur essendo a capo del club allora dominante mediaticamente e politicamente, l’altro era nella fase dell’innamoramento romano, quello che lo avrebbe indotto a battezzare la figlia, nata a San Pietroburgo, Francesca Romana in omaggio ai suoi primi magici anni nella Capitale. E già allora, come oggi, si sfidavano due universi paralleli tanto dal punto di vista umano quanto, soprattutto, da quello tattico: improntato all’efficienza utilitaristica che sovrasta i valori tecnici (e di personalità) quello di Mourinho; spinto alla ricerca del gioco e di una “efficace bellezza” quello di Spalletti. Era, quello, il periodo dei due grandi innamoramenti: quello dello Special One nei confronti dell’Inter e di Milano, sfumato poi in una notte di mezza estate per le lusinghe Real ad amplesso nerazzurro ancora caldo (i traditi, sazi di piacere, han perdonato); quello di Luciano nei confronti di una città e una squadra che sentiva sue a cominciare dal rapporto con il moloch Totti. Una vicinanza che, però, racchiudeva in sé i prodromi della decadenza e del distacco, perché il tempo non concede deroghe infinite e Spalletti lo aveva capito per primo: «Non voglio essere colui a cui tocca gestire il declino di Totti a Roma» confidò agli amici quando decise di salutare la capitale per trasferirsi a San Pietroburgo. Ma il richiamo di Roma fu talmente forte da convincerlo a ritornare nella Capitale sei anni dopo, quando ancora Totti non aveva per nulla abdicato, anzi. E, così, Spalletti infilò la prima perla in una prestigiosa quanto ispida collana di gestione degli addii eccellenti: dopo Totti sarebbero arrivati prima Icardi all’Inter e poi Insigne-Mertens al Napoli. Vicende umanamente complesse che, però, non lo hanno mia indotto ad abdicare alla propria idea di calcio propositivo e redditizio insieme. Perfino più travagliata la storia del Mourinho post Inter che arrivò addirittura a scrivere una lettera di presentazione per farsi ingaggiare dallo United (con cui, comunque, vinse l’Europa League) e che - guarda un po’ - è rimasto stregato, stregando a sua volta lui, da Roma come lo fu il primo Spalletti.

Roma-Napoli ad alta classifica

Domani sera si sfidano e naturalmente è ancora roba da altissima classifica: roba per uomini e per destini forti, come commenterebbe luciferinamente Spalletti che adesso sembra, lui, il meno italiano tra i due. Lo raccontano, prima ancora che il gioco e l’atteggiamento in campo, i numeri delle due squadre: il Napoli, Champions a parte, ha messo in fila otto vittorie e due pareggi, 25 gol realizzati e solo 9 subiti a sostanziare una eccellente solidità a fronte di un gioco offensivo e produttivo. La Roma ha vinto 7 partite, ne ha pareggiata una e ne ha perse 2 ma è dentro questi numeri (perché non basta una vittoria di differenza) che si sostanzia la diversità dei due tecnici e del loro credo: per Mourinho solo 13 gol realizzati e con appena 6 giocatori rispetto ai 13 che il Napoli ha mandato in gol per segnare le sue 25 reti. Insomma, la sintesi racconta come Mourinho cerchi di più lo spettacolo fuori dal campo - con conferenze stampa e dichiarazioni, suggestioni e polemiche - rispetto a una solidità attraverso la quale supplisce anche alla ridotta disponibilità di qualità nel reparto offensivo. Spalletti, invece, si è imposto una comunicazione controllata e per nulla sopra le righe lasciando alla squadra il primato dello spettacolo e della platea, come se avesse deciso di parlare quasi solo con il gioco. Questione anche di obiettivi e di gestione delle “piazze”: se da una parte Mourinho accende Roma per andare oltre i limiti della squadra, dall’altra Spalletti smorza Napoli affinché l’entusiasmo non soffochi la grande bellezza della sua creature. Quel che è certo è che nessuno dei due lascia nulla al caso, né in campo né fuori, tantomeno questa sera.

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