Sampdoria, Ferrero: «La Var è un cinema, meglio gli arbitri»

Il presidente dei blucerchiati dpo il ko per 2-1 sul campo della Juventus: «Questo è calcio rielaborato, la tecnologia non può essere l'unica protagonista»
Sampdoria, Ferrero: «La Var è un cinema, meglio gli arbitri»© PAOLO RATTINI/PEGASO NEWSPORT

GENOVA - «Il Var non può essere il solo protagonista. Quando andiamo allo stadio sappiamo che c'è la possibilità di vedere due partite, una in campo e una televisiva: dobbiamo tornare a dare la fiducia principale agli arbitri». Così il presidente della Sampdoria Massimo Ferrero, parlando all'Ansa, torna sulla gara di Torino persa 2-1 dai doriani con la Juve e invoca una inversione di tendenza dopo l'ennesima giornata di campionato segnata dalla Var. «Tutti noi l'abbiamo voluta, è vero: all'occorrenza doveva essere un correttivo, un aiuto per l'arbitro. Adesso c'è un problema: non si può pensare di interrompere la partita sei-sette volte anche per episodi minimali, l'arbitro principale in questo modo perde progressivamente l'autorità».

GLI EPISODI - Parlando degli episodi della sfida (le mani in area di Emre Can e Ferrari e il gol nel recupero annullato a Saponara) dice: «Quando abbiamo segnato il 2-2 il guardalinee si è diretto verso il centrocampo. Poi il Var... Premetto che l'arbitro Valeri è bravissimo ma il discorso va oltre Juve-Samp: questo è calcio rielaborato. Con la tecnologia, secondo me, i nostri arbitri stanno vivendo una nevrosi da Var che sta diventando strumento di interpretazione non più di oggettività». E aggiunge: «Ora mi sembra di andare al cinema, anzichè a vedere una partita di calcio».

LA RICETTA - E allora ecco la ricetta di Ferrero: «Bisogna adeguare il regolamento alle letture della Var, bisogna chiarire se un arbitro è da campo o è da Var. Non può esserci una partita in campo e una alla tv, con attori protagonisti e assistenti alla regia. Bisogna adeguare alla tecnologia gli stadi e il posizionamento delle telecamere, perché anche l'angolo di ripresa fa la differenza». Quindi? «Arbitrare è uno dei mestieri più difficili al mondo, ma ho l'impressione che abbiamo perso la naturalezza dello sport».

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