Sampdoria, sospiro di sollievo: 4 mesi per evitare il crack

Per 120 giorni non potrà essere presentata istanza di fallimento, ma il rosso fa paura: 200 milioni
Sampdoria, sospiro di sollievo: 4 mesi per evitare il crack

GENOVA - La Sampdoria ha di fronte quattro mesi per evitare il fallimento. Un sospiro di sollievo non scontato quello arrivato dal Tribunale di Genova che ha accolto la misura della composizione negoziata della crisi per il club blucerchiato, che in sostanza sarà inattaccabile per i prossimi 120 giorni dai creditori che non potranno presentare istanza di fallimento. L’approvazione risale allo scorso 6 febbraio, ma ieri è stata resa pubblica attraverso un documento dello stesso Tribunale. Misure protettive che consentono di fatto al cda del club guidato dal presidente Marco Lanna di costruire una sorta di fortino per provare a salvare il club e soprattutto a traghettarlo verso la necessaria cessione. Il problema non di poco conto - oltre al trust collegato ai concordati di Eleven Finance e Farvem, società a rischio fallimento di Massimo Ferrero - è rappresentato dall’ammontare dei debiti della stessa Sampdoria. I documenti del Tribunale sottolineano la “rilevanza dell’esposizione debitoria complessiva pari a circa 200 milioni di euro e della complessità delle operazioni sottese al risanamento che non possono che passare, come correttamente individuato dalla ricorrente, nella cessione (in senso ampio) della società sportiva”. In buona sostanza il Tribunale ha riconosciuto sia l’interesse sociale del salvataggio Sampdoria sia la bontà del piano del cda, approvato dall’esperto - Eugenio Bissocoli - nominato dallo stesso Tribunale. I 200 milioni di rosso non sono in verità una novità assoluta visto che il cda emergenziale entrato in campo nel dicembre 2021 a seguito dell’arresto di Ferrero per le sue vicende giudiziarie calabresi aveva trovato questo passivo già al suo insediamento (anche se la posizione finanziaria netta è intorno a un rosso di 140 milioni). E però questa cifra spaventa gli investitori alla finestra. Nelle ultime ore si è registrato un deciso passo indietro da parte di Massimo Zanetti, patron della Segafredo e grande appassionato di sport che pareva interessato a tornare nel mondo del calcio dopo l’esperienza a Bologna ma che - dopo essere stato contattato dalla Banca Lazard, l’advisor della Sampdoria - ha deciso di rinunciare all’operazione Sampdoria almeno a queste condizioni. Zanetti avrebbe potuto rilevare la Sampdoria con l’aiuto del finanziere Raffaele Mincione della Wrm Group, ancora interessato ai beni immobiliari di Ferrero, e ora attivo in proprio alla ricerca di altri investitori per mantenere vivo il progetto doriano. 

Alla finestra

Teoricamente potrebbe ancora essere alla finestra Alessandro Barnaba del fondo Merlyn Partners (sostenuto dall’ex patron doriano Edoardo Garrone), ma il condizionale è d’obbligo. La composizione negoziata della crisi - come dice la parola stessa - permette di rinegoziare e dunque trattare i debiti con i vari creditori per arrivare a un rosso più contenuto, da spalmare su più anni, ed evitare così il patatrac. Uno strumento che consente insomma un più ampio margine di manovra. Oltre tutto anche la soluzione del bond convertibile - in pratica un aumento di capitale che ha il vestito del prestito con in cambio le azioni in pegno della società (sembrava questa la soluzione sposata da Zanetti prima del passo indietro) - può permettere un sostanziale ingresso nel club a costo zero, neutralizzando un trust da 40 milioni che - oltre ai 200 milioni di debito della Sampdoria - ha sempre allontanato in questi mesi chi si è presentato per chiudere. Ora ci sono quattro mesi di tempo per vincere la partita più importante, inizia una corsa contro il tempo: serve la cessione della società per evitare il fallimento della Sampdoria.

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