TORINO - Buongiorno Carnevali: un posto in Europa, uno dei migliori talenti italiani in squadra (Berardi), uno degli allenatori più brillanti in panchina, qual è il segreto del grande Sassuolo?
«Programmazione, strategia e obiettivi chiari sono i concetti chiave del Sassuolo. Programmare è un dovere avendo a che fare con uno dei più grandi industrali italiani come Squinzi: lui è un appassionato di sport e di calcio, ma il Sassuolo è una delle sue aziende, quindi va gestito come tale. All’inizio di ogni stagione bisogna pianificare tutto, mai improvvisare».
Passiamo alla seconda parola chiave: strategia.
«Per esempio quella degli italiani. Abbiamo solo tre giocatori stranieri nella rosa: è frutto di una strategia precisa. E’ diventata la nostra filosofia e in più paga. Crediamo negli italiani perché creare un gruppo è più facile e di solito risulta più solido».
Terza: obiettivi chiari.
«Gli obiettivi sono fondamentali per i primi due concetti chiave: programmare ed elaborare delle strategie. Fissiamo dei traguardi e andiamo in quella direzione».
Anche l’Europa era un obiettivo del Sassuolo?
«Sì, lo era. Forse è solo arrivata prima di quando ce le aspettassimo».
Modello molto... juventino.
«Ho avuto la fortuna di avere Marotta come maestro al Monza, al Como e al Ravenna. Poi ho fondato la Master Group Sport e ho vissuto il calcio da imprenditore, per poi tornare da manager con la chiamata di Squinzi».
A proposito di manager, non crede che con qualche Carnevali e Marotta in più la Serie A diventerebbe... la Premier League?
«Lasciando perdere il sottoscritto la risposta è sì, ne sono convinto. Il calcio italiano ha delle enormi potenzialità inespresse e il suo problema è il vivere alla giornata. Si improvvisa, pochi programmano sul serio, fra questi Juventus e Sassuolo che infatti ne raccolgono i frutti. I manager sono esperti che mettono a frutto la professionalità, ma servono anche e sopratutto gli Squinzi e gli Agnelli».
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