Toro, oro Martinez. È l’erede di Immobile

La punta venezuelana sembra una tigre. Piccolo, ma forte e veloce: devastante se attacca lo spazio
Toro, oro Martinez. È l’erede di Immobile© Ansa
TORINO - Dategli una palla, ditegli di puntare la porta e lui proverà a tirare. Non vincolatelo a schemi, a veli e controveli ma lasciatelo libero di spaziare, con il suo scatto felino farà sfracelli. Puntate sulle verticalizzazioni, lo sprint non gli manca e vi ripagherà. Josef Martinez è tutto questo e anche di più: a 21 anni, dopo qualche mese di apprendistato in maglia granata, dopo aver macinato tante panchine e poche apparizioni, sta sfruttando appieno la sua occasione.
Complice l’infortunio di Larrondo, l’autoesclusione di Barreto, la tenuta di Amauri, che non regge tre partite in una settimana, il piccolo venezuelano è il protagonista del momento granata: tre gol in cinque giorni per conquistare nuovamente un punto in campionato (rete di sabato contro il Palermo) e la qualificazione ai sedicesimi di Europa League (doppietta contro il Copenaghen giovedì sera). Non male il ruolino di marcia: quella frenesia iniziale di dover dimostrare tutto e subito - che lo ha portato più di una volta a sbagliare la mira - ha lasciato spazio nell’attaccante a una crescente maturità. E ora che si è definitivamente sbloccato il Toro si ritrova in casa un prezioso bomber, un valore aggiunto rispetto al ragazzo approdato in estate dallo Young Boys.

Piedi saldi a terra
Se Giampiero Ventura temeva che Martinez potesse peccare di presunzione, è stato smentito dai fatti: dopo il gol di Palermo non si è montato la testa, ha dato continuità a prestazioni e rendimento, prendendosi la ribalta pure in Coppa. Umile e leale, non ha fallito la conferma: a differenza di Bruno Peres, sontuoso nel derby ma deludente contro i rosaneri, Martinez ha concesso il bis. E anche le sue parole, saggiamente, mettono davanti il bene della squadra piuttosto che le ambizioni personali.
«Contava vincere a Copenaghen, abbiamo centrato l’obiettivo. Certo, sono felice per la mia doppietta: fare gol è sempre difficile ma la cosa più importante resta il risultato e la qualificazione. Non ho nessuna preferenza sul sorteggio, prendo quello che viene. E’ già bellissimo essere ai sedicesimi. E’ un altro sogno che si è avverato, dopo quello di essere arrivato al Toro quest’estate». E se gli si fa notare la pregiata fattura delle sue reti, dalla giocata contro il Palermo - dove ha protetto la palla da goleador navigato per potersi girare e colpire - alla veronica e al cucchiaio del Parken Stadium, quasi si schernisce. «Mi viene naturale ma devo imparare ancora tanto. Il lavoro di tutti i giorni è determinante per poter crescere e migliorarsi. Devo continuare su questa strada e non fermarmi».

Ancora titolare
Piccolo di statura, nel fisico ricorda Barreto ma ha caratteristiche molto diverse: per certi versi è più simile a Di Natale, brevilineo come Martinez e bruciante nel metro mezzo se il marcatore glieli concede. Sarebbe quindi un errore sfruttare il venezuelano come controfigura del brasiliano, puntando su scambi ristretti, triangolazioni e veli. Bisogna invece concedergli di attaccare gli spazi, di sfruttare il movimento e le verticalizzazioni, come accadeva a Immobile nella passata stagione, mettendolo nelle condizioni di esibirsi nel suo scatto fulmineo , capace di gabbare il difensore e sorprendere il portiere. E lunedì a Empoli Martinez potrebbe inanellare la terza presenza consecutiva da titolare: un piccolo record, figlio del momento. E’ l’attaccante più in forma dei granata, è giovane e quindi può sopperire anche agli straordinari che il doppio impegno tra Europa League e campionato richiede, è galvanizzato dai gol e dalle prestazioni. La sfida di campionato contro i toscani è assai delicata per la situazione di classifica in cui si trova il Toro. Dovrà dare delle risposte importanti e far capire se i granata hanno definitivamente svoltato dopo la goleada in Coppa oppure se continuano a velocità alternata.

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