Africa Unite: «Noi a gamba tesa! Il nostro tour è un campionato»

Madaski, leader della storia band torinese: «Ero un portiere ispirato da Zoff e Castellini. Questo Toro mi regala emozioni vere: altro che social...»
Africa Unite: «Noi a gamba tesa! Il nostro tour è un campionato»

TORINO - «In fondo un tour è come un campionato. Giochi, cioè suoni nei fine settimana e ogni volta che sali sul palco devi convincere qualcuno. Manca l’agonismo, perché in fondo davanti hai i tuoi fans, ma la ciclicità è simile. E quando andiamo in Europa e dobbiamo suonare tutti i giorni c’è anche un notevole dispendio… atletico: è come fare campionato e Champions». Ride Madaski: questa sera all’Hiroshima Mon Amour di Torino parte il tour degli Africa United, storica band italiana che ha iniziato nel 1981 e dopo duemila concerti, porta on the road il nuovo disco “Punto di partenza”. 

DISCO GRATIS - «Per restare in ambito calcistico siamo entrati a gamba tesa anche questa volta. Trent’anni fa avevamo autoprodotto i nostri dischi e li distribuivamo praticamente porta a porta, adesso il nostro ultimo disco si può scaricare gratuitamente dal nostro sito (www.africaunite.com). La musica deve circolare il più possibile e speriamo che in questo modo la gente possa essere più invogliata a venire ai concerti».


ZOFF E CASTELLINI - Granata praticante, Madaski è un portiere mancato: «Ho giocato per un po’ di anni, ma la musica aveva un magnetismo maggiore. Visto il fisico, sono alto 1.93, era stato abbastanza naturale la scelta del ruolo, che per altro mi piaceva per la sua diversità rispetto agli altri ruoli. E poi ero ispirato da due mostri sacri che avevo la fortuna di avere a Torino: Castellini e Zoff. Ammiravo molto entrambi, nonostante fossero così diversi o forse proprio per questo loro essere agli antipodi. Castellini, naturalmente, mi piaceva un po’ di più, anche per il suo plastico funambolismo portieristico». 


SOCIAL E NO - Nessuno dei due mostri sacri della Torino Anni 70 sopporterebbe certi aspetti del calcio di oggi. Difficile immaginare Castellini o Zoff che si fanno un selfie. Più facile immaginarli d’accordo con il testo del singolo degli Africa ("L'esercito con gli occhiali a specchio"), che parla proprio della deriva dei social network: «Al solito, la nostra intenzione non è demonizzare i social network e men che meno Internet che sono strumenti di straordinaria condivisione come dimostra la nostra scelta per l’album, ma siamo decisamente contrari alla progressiva sostituzione della realtà con quella dei social. Il rischio di perdere contatto con il mondo reale è concreto. I calciatori spesso abusano dei social, ma credo che sia dovuto a una condizione oggettiva: sono giovani e idolatrati, la tentazione di estendere l’adorazione a livello mediatico è troppo forte, soprattutto se non si hanno i mezzi culturali per maneggiare certe situazioni».
Il granata Madaski, però, si gode con piacere il Toro di quest’anno: «Emozioni come quelle di Bilbao o del derby mi riportano al passato. Quando posso vado allo stadio, se no vedo le partite in un ristorante in montagna, dalle mie parti. E’ un covo di juventini…». Ma agli Africa non sono mai piaciute le cose facili.


Gli Africa Unite iniziano il tour questa sera a Torino (Hiroshima Mon Amour, ore 22) e proseguono domani a Trezzo D'Adda (Live Music Club). Il loro nuovo disco "Punto di partenza" è scaricabile gratuitamente dal loro sito www.africaunite.com

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