Toro, quanti talenti: <br /> da Parigini a Verdi

La carrellata dei giocatori sotto il controllo dei granata in giro per l’Italia
Toro, quanti talenti: 
da Parigini a Verdi

TORINO - La notte di San Siro deciderà domani il destino europeo del Torino e dunque anche la strada che prenderà il mercato. E’ la diretta conseguenza: la Coppa offre prospettive differenti e impone un certo tipo di necessità. Risulta evidente, per esempio, il fatto che in questa stagione di Europa League la formazione guidata da Giampiero Ventura abbia già compiuto uno sforzo considerevole, spingendosi fino agli ottavi di finale e uscendo immeritatamente contro il ricco e potente Zenit. Tuttavia un organico maggiormente attrezzato - per quanto il ragionamento con il senno di poi sia sconsigliabile e fallibile - avrebbe permesso al tecnico di ampliare il proprio ventaglio di scelte, di gestire una rosa non limitata a 15-16 giocatori, di fare dunque più strada in Europa e infine di gestire meglio le forze nel rush finale per confermare un posto in Coppa.

LA TENTAZIONE - Gli errori del passato devono servire a migliorare il futuro attraverso le scelte corrette nel presente. Domani San Siro emetterà una prima sentenza: che sia definitiva oppure no, poco importa. Ciò che conta, piuttosto, è il fatto che il Torino debba cominciare a dare sul serio una svolta al proprio mercato, sia in caso di mancato aggancio a un posto per l’Europa League sia nell’evenienza di trovarsi ancora in piena corsa. Non è un problema che riguarda il Milan, il cui orgoglio ferito deve tuttavia preoccupare i granata abbastanza da tenere alto il livello di guardia. Specialmente di chi ha qualcosa da dimostrare. Come Alessio Cerci, l’uomo più atteso per quanto probabile panchinaro. L’Henry di Valmontone cerca la zampata prima di chiudere, presumibilmente, la parentesi in rossonero per tornare alla base, ovvero l’Atletico Madrid. E da lì, chissà. Grande è la tentazione di tornare dove è definitivamente esploso, nella Torino granata, e con - a meno di sorprese - l’unico allenatore in grado finora di farlo davvero decollare. Ma altrettanto grandi sono le complicazioni legate a una operazione del genere, tra costi alti, equilibri di spogliatoio da mantenere ed esigenze variegate da incastrare. Senza dimenticare che i ritorni, a volte, possono infliggere delusioni anche cocenti. La suggestione di mercato resta, così come il desiderio del diretto interessato. Ma la verità è che il Torino può coltivare i nuovi Cerci in casa, per poi raccogliere i frutti anche nel breve periodo.

IL DESIDERIO - Uno dei desideri, nemmeno troppo nascosto, del popolo granata è quello di vedere maggiormente valorizzati i prodotti del vivaio: è il potersi sentire orgogliosi dei ragazzi cresciuti con il granata addosso, instillare un senso di appartenenza sempre più convinto e specifico. Un possibile nuovo Cerci, se manterrà le incoraggianti premesse, è Vittorio Parigini. Granata dal 2006, cioè da quando aveva dieci anni, calciatore torinese e costruito nel Torino, dalla qualità eccellente e dalla testa - lo dice chi lo ha allenato - focalizzata sull’obiettivo, forte di una maturità che non tutti possono vantare a nemmeno vent’anni. Il Torino lo riprenderà dal Perugia, dove è in prestito per formarsi professionalmente e umanamente. E poi? Poi dovrà resistere agli assalti di mercato delle big d’Italia che vogliono Parigini: del resto tenere i giovani più bravi è un passaggio nodale e imprescindibile per diventare un club importante a tutti i livelli. L’ex Primavera granata possiede colpi da autentico talento e il Torino potrebbe pure pensare di valutarlo in ritiro, per decidere poi il da farsi in base alle idee del tecnico.

Stefano Lanzo

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