Toro, quelle lezioni per battere la paura

Negli ultimi 180 minuti della scorsa stagione il Toro fece 1-1 col Parma in casa e 2-2 a Firenze. Ma ora è maturato e sogna
Toro, quelle lezioni per battere la paura© ANSA

TORINO - Senza i guai del Parma, un anno fa il Torino non sarebbe riuscito a entrare in Europa League: è un dato certificato dal settimo posto, un piazzamento che non dava diritto a un posto in Coppa. Poi la mancata licenza Uefa ai gialloblù ha offerto ai granata di Ventura una seconda possibilità, dopo che le chance erano sfumate sul campo per ingenuità e un po’ di sfortuna. Ma adesso è un’altra storia, almeno nella testa dei giocatori. Perché il Torino di un anno fa aveva più energia, più corsa, più gamba, forse pure più talento individuale. Tuttavia quello attuale possiede più consapevolezza, più maturità, più concretezza, più forza mentale, nonostante le energie ormai esigue e le assenze pesanti. Il settimo posto della scorsa stagione era maturato pure a casa di due punti raggranellati nelle ultime due partite: troppo pochi per evitare il sorpasso del Parma. E proprio con i ducali era arrivato il pareggio nella penultima giornata, quando al vantaggio di Immobile era seguito il gol di Biabiany: un falco nel gettarsi in area dopo che Padelli aveva respinto un rigore a Cassano. Gli undici metri, anche se in maniera completamente diversa, erano stati fatali anche a Firenze: al Torino serviva la vittoria per terminare al sesto posto e prendersi direttamente l’Europa League. Ci è andato a un passo, fallendo il rigore che avrebbe regalato all’ultimo secondo il successo per 3-2: aveva sbagliato Cerci, ironia della sorte avversario (dalla panchina) della squadra nella quale ha trovato la consacrazione. Quella sera contro i viola si era lasciato abbandonare a un pianto sincero e disperato, applaudito ugualmente dai tifosi granata che ancora non potevano sapere come sarebbe andata a finire.

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