CHATILLON - Davide Zappacosta, il Toro nella sua vita è piombato all’improvviso?
«Sì, è stato un colpo di fulmine. Anche se ho avuto qualche giorno per capire cosa stava succedendo, appena ho saputo del Torino ho detto sì».
Peraltro il suo acquisto è stato quasi da record: Cairo non aveva mai speso oltre 5 milioni per un terzino.
«Infatti ci tengo a ringraziare pubblicamente il presidente. Per ripagarlo invece mi affiderò al campo: darò tutto. La fiducia è fondamentale. E qui ci sono i presupposti per sdebitarmi».
In che senso?
«Abbiamo le carte in regola per ottenere qualcosa di grande, con un gruppo solido e un allenatore preparato».
Sembrava destinato a una big.
«Non sono abituato ad ascoltare le voci. Non mi interessano. Commento i fatti: il Toro mi ha cercato. Il direttore Petrachi mi ha fatto sentire importante: ho accettato senza perdere altro tempo, non ce ne era bisogno».
Cosa l’ha convinta?
«Sicuramente il Toro è una squadra ambiziosa, ha un progetto serio, cresce stagione dopo stagione. E poi conosco il tecnico Ventura, i fatti parlano per lui: tanti giocatori giovani come me sono esplosi e sono cresciuti in maniera smisurata. Il primo esempio che mi viene in mente è Matteo Darmian: ha lavorato per quattro stagioni con l’allenatore e i risultati si sono visti. E un altro modello è proprio Bruno Peres che è mio compagno di reparto: in una stagione è migliorato moltissimo. E potrei dire anche Maksimovic. Alcuni di questi ragazzi hanno raggiunto la Nazionale, che è il sogno di tutti. Ma io resto con i piedi ben piantati per terra: penso a fare il massimo con il Torino. Poi vedremo».
L’etichetta di erede di Darmian le piace?
«E’ uno stimolo in più: l’esempio può aiutarmi a crescere».
Il rapporto con Bruno Peres?
«Bruno è al Torino da un anno, sa già cosa fare, è un giocatore di spessore: osservandolo posso capire cosa vuole il tecnico. La concorrenza non deve fare paura...».
Il brasiliano è cresciuto come difensore. E lei?
«Devo migliorare molto. Da anni lavoro sulla fase difensiva, anche perché sono nato esterno alto ed è anche per quel motivo che ho preso il 7 come numero di maglia. Ora posso continuare questo percorso di crescita con un maestro come Ventura».
In cosa l’ha sorpresa il tecnico?
«L’aspetto che maggiormente mi ha stupito è la ricerca costante del gioco: non si butta mai via la palla, bisogna uscire sempre con fraseggi. Ventura ti insegna a giocare a calcio».
Da avversario che ricordo aveva dei granata?
«Da avversario ricordo una squadra compatta e fastidiosa, quadrata e aggressiva, una squadra che faceva male sulle ripartenze. In una parola: cinica».
E’ un difensore che segna.
«E’ sempre un piacere e realizzare un gol con la maglia del Toro lo sarebbe ancora di più. Ma assist o rete non importa: voglio vincere».