Maxi: «Volevo vedere il River, poi ho calcolato la multa Toro…»

«Contento per il trionfo in Libertadores della mia ex squadra. E adesso mi auguro davvero un grande campionato con il Toro». «Sono felice, ho l’amore dei figli e di Daniela»
Maxi: «Volevo vedere il River, poi ho calcolato la multa Toro…»© LaPresse

TORINO - Un’estate al Maxi, tra sudore e gol, gossip e fatica, mare, montagne e pallone. L’attaccante del Toro si è rimesso a lucido, scolpendo il fisico pazzesco con il duro lavoro, in campo e in palestra, agli ordini di Giampiero Ventura. Il tecnico e lo staff non transigono. Lavoro e disponibilità sono gli ingredienti fondamentali per stare nel gruppo e per conquistarsi il posto. Maxi Lopez, dopo la seconda parte di stagione vissuta con questa maglia, peraltro alla grande, ha capito da subito cosa viene richiesto. Anche dai tifosi, che difatti lo adorano. E lui ricambia, pronto al bis, pronto a conquistare definitivamente, pronto a dare l’assalto alla classifica da subito, e non solo a gennaio. Altro che turchi, spagnoli e portoghesi: il Biondo vede solo… granata. «Spero di ripetermi», dice a Radio10 di Buenos Aires, al programma “De caño vale doble” che lo chiama al telefono. Ne scaturisce un’intervista molto familiare, con toni distesi, e pure molto biancorossa, perché il River Plate campione del Sudamerica - club peraltro amico del Toro, gemellato e ricordato sulle maglie - copre una parte preponderante e fa uscire il Maxi più… loco. Sì, matto da legare.

RIPOSO E RIPRESA - Lo stacco e il riallaccio. «Abbiamo chiuso la parte più importante del precampionato e ci godiamo due giorni di libertà. Vado a Cannes con la famiglia, sulla costa francese». E già oggi pomeriggio lo aspetta la ripresa degli allenamenti, prevista alla Sisport alle ore 17 con la presenza del pubblico. Non sono ammessi ritardi, ovvio. Vietato sgarrare. Maxi è contento per come stanno andando le cose, per il trionfo del suo ex club contro i messicani del Tigres. Chiedimi se sono felice, si potrebbe titolare il dialogo. «Se sono felice? Credo che sia una gran parola la felicità. Attraverso un buon momento, per molte situazioni. Sì, ho l’affetto dei miei figli che è la cosa più importante nella mia vita, vivo come detto un buon momento professionale al Toro, con la famiglia e con la fidanzata (la modella svedese Daniela Christiansson, ndr). La felicità allora esiste, il periodo è positivo. Così, mi aspetto un grande campionato con il Torino: davvero, ci conto». Con Fabio Quagliarella, Josef Martinez, Amauri e il colpo di fine mercato: arriverà un concorrente in più nel ruolo, per stimolare, per stuzzicare, per mettere sale alla competizione.

NIENTE SCANDALO, PLEASE - Il Maxi privato e il Maxi pubblico. Nessuna domanda sull’ex moglie Wanda Nara, perché l’argomento è scottante. Lei, ora signora Icardi, l’ha denunciato accusandolo di aver “sequestrato” i figli. Gli avvocati del calciatore, invece, hanno spiegato che non si è presentata quando doveva consegnarli, e allora li ha portati a Chatillon, dove il Toro era in ritiro. Non poteva certo lasciarli da soli... Ma la querelle è destinata a durare. Semplicemente, papà Maxi cerca di tenere un basso profilo per non dare in pasto i suoi eredi. Ci tiene a un minimo di riservatezza, per il bene di Constantino, Valentino e Benedicto. «La felicità è stare con loro, con la mia dolce metà, con i cari». Stop al gossip, non è il suo campo preferito. Meglio l’aria di rigore, magari con un gol di testa o in acrobazia. Un gol dei suoi.

IL FAN WILLIAMS - Gli ricordano alla radio che un tale Robin Williams parlava di lui, dopo averlo visto giocare… «Sì, dopo un River-Independiente, tanto tempo fa», un match che folgorò il cantante inglese colpito dalle doti di Maxi Lopez, giocatore che avrebbe dovuto spaccare il mondo, ma che spesso si è accontentato di vivere di rendita. A Torino, invece, Ventura lo solletica quotidianamente: vuoi essere protagonista o solo partecipare? Che poi è il tema della carriera, passata dal Barcellona e riaccesa sotto la Mole.

FUGA DAL RITIRO? - Ok, si torna a parlare di un match, di quel match. «Se ho visto il River nella Coppa Libertadores? Certo, anche se era un’ora un tantino scomoda (le 5 di giovedì, ndr), ma ne valeva la pena. Il mio ex club ha attraversato anni difficili. Ora ha svoltato. Il River ha dimostrato nell’ultimo anno di essere tornato ad alto livello, recuperando la posizione che gli compete e che lo mette nella storia dei grandi. L’allenatore Gallardo? L’ho avuto come compagno e sempre è stato uno da River, poi quando passi a fare il direttore tecnico non è facile. Ha mostrato di avere grandi qualità, dopo la prima esperienza in Uruguay, e lì non è mai semplice per un argentino. Ha portato avanti un lavoro fantastico, il River ha recuperato un po’ dell’epoca di Ramon Diaz, Marcelo l’ha potenziato». Si passa a Fernando Cavenaghi, tanto tempo fa inseguito a lungo dalla Juventus. «E’ sempre stato un buon giocatore, ma nel calcio è fondamentale la determinazione, se stai bene psicologicamente e fisicamente. Il presente del River è d’élite: lui è tornato quando il River era in seconda divisione, dà il massimo per la maglia, per la squadra».

VOLEVA...FUGGIRE - Si mischiano i colori, le palpitazioni. «Nel Torino ho compagni venezuelani, brasiliani, uruguaiani. Nel River applaudo Teo (il colombiano Teofilo Gutierrez, ndr), un grande attaccante serve sempre e non è facile coprire quel ruolo. In una finale di Libertadores, poi... Possiede molte qualità e in una squadra che rende e vince è agevolato. Come ho esultato? Al gol ho reagito come un matto. Sì, alle cinque della mattina, da non descrivere. Ho visto tutto, e ovviamente sono contento per la vittoria. Se mi sarebbe piaciuto esserci? Volevo quasi quasi prendere un aereo per andare a vedere la gara. Una finale è una finale. Ho calcolato la multa che mi avrebbe dato il Torino... Poi mi son detto: no, c’è la tv, dai. Ma la finale di Libertadores è il massimo, come la Champions League in Europa».

TORO E RIVER - C’è anche il pensiero su dove dare gli ultimi calci al pallone. «Tornare al River? Mi piacerebbe, ma non so se avrò la possibilità; sarebbe l’unica maglia che potrei indossare per terminare la mia carriera in Argentina, dipende se avrò opportunità. Altrimenti chiudo qua. Io come Tevez? Abbiamo giocato spesso nelle giovanili insieme. Lui ha sempre detto che il Boca è casa sua. In Europa ha vinto e realizzato tanti gol con la maglia della Juventus, ma lo rendeva felice tornare, e poi sta bene fisicamente: il momento perfetto per giocare lì. E dà prestigio al club». Chiusura con i voti. Al River, ovvio. Ma è un suggerimento di mercato anche per il Toro: «Teo fondamentale, Sanchez importantissimo, Barovero da nazionale: può competere con Andujar mio compagno al Catania e con il Chiqui Romero dello United con cui ho giocato alla Samp». Ma quelli erano altri tempi. Ora c’è solo il Toro.

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