Pulici: «Quagliarella è l’uomo giusto per far crescere il giovane Toro»

«Se riuscirà a creare il giusto rapporto saranno loro a correre per due, pure per lui, e così Fabio potrà essere ancora più lucido sotto porta»
Pulici: «Quagliarella è l’uomo giusto per far crescere il giovane Toro»

TORINO - Quando c'è Paolo Pulici nei paraggi te ne accorgi sempre: intorno a lui non manca mai un gruppetto di persone con cellulare in mano o foglio e penna, per immortalare grazie a una foto o un autografo il momento in cui ha incontrato il mito granata. E oltre ad essere un mito per i tifosi, idolo indiscusso e depositario di quello spirito granata che spesso si è perso nel calcio moderno, è anche un... portafortuna per il Toro: «Il giorno di Toro-Fiorentina ero all'Isola d'Elba, sono passato davanti ad un locale dove trasmettevano la partita e ho salutato un tifoso granata, attorniato da sostenitori viola: in quel momento il Toro ha pareggiato. Ovviamente non mi hanno fatto più andar via...».

Come le sembra questo Toro? «Mi piace, ma quello che gioca il secondo tempo. Dovrebbero mettere in campo quel "tremendismo" che mettono nella ripresa fin dal primo minuto, non solo dopo che sono andati sotto di un gol. Da una parte, questa reazione dei ragazzi nel momento difficile è positiva. Dall'altra, se non andiamo sotto è meglio. Cominciamo ad andare subito in vantaggio e ad usare immediatamente quella convinzione, non a metterla in campo solo dopo che si è in svantaggio. Allora sarebbe davvero eccezionale. Ai miei tempi prima di fare le giocate per far bella figura personale aspettavamo di essere sul 3-0, col risultato in tasca. Si giocava solo per il gruppo e anche le capacità personali venivano messe a servizio della squadra per segnare. Poi si provavano anche le belle giocate».

Quest'anno il Toro si è rafforzato molto in attacco. «Si è vero. Sono arrivati dei giovani di buona prospettiva che stanno facendo bene. Ai miei tempi mi dicevano che per fare l'attaccante si doveva formare un triangolo: il calciatore la palla e la porta. Se non vedo la porta non sono un attaccante, ma un centrocampista. Se io vado in campo e vedo la porta so già che giocata fare, se non la vedo diventa tutto più complicato. La bravura dell'attaccante sta nell'anticipare i tempi e diventare imprevedibile, non lasciar ragionare. Questi ragazzi sembra che abbiano capito come stare in campo. Sono giovani? Meglio. Non per questo sono inesperti, giocano tutti da quando sono piccolissimi. Anche noi eravamo molto giovani, ma in campo c'erano quelli più esperti che ci davano una mano».

Come Quagliarella. «Esatto. Lui deve fare da guida per questi ragazzi. Oltre ad essere in campo e fare quello che sa fare - e lo sa fare bene - lui deve aiutare questi ragazzi a venire fuori, a crescere. Non deve essere invidioso che gli rubino il posto, anzi: se lui aiuta loro, loro giocheranno per lui mettendogli a disposizione delle buone palle, e invece di farlo correre tre volte corrono loro due volte per lui. Così quando riceve la palla può essere più lucido e fare la giocata».

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