De Biasi: «EuroTorino, ti aiuto io»

Parla il ct dell’Albania, che ha appena conquistato una storica qualificazione agli Europei e porta ancora il Toro nel cuore. «I granata hanno tutto per tornare nelle Coppe. E Cairo vuole che gli segnali i talenti albanesi»

TORINO - Gianni De Biasi ha ancora negli occhi le migliaia di tifosi albanesi in festa nelle strade di Tirana dopo la storica qualificazione alla fase finale degli Europei, ma ha già iniziato a guardare avanti per cercare di lasciarsi alle spalle la grande sbornia popolare.

De Biasi, quali sono le sensazioni a dieci giorni dall'impresa? «Sono già proiettato in avanti - dice il ct, ospite dell'Aic a Football Heroes, la mostra calcistica in centro a Milano -. Conservo il ricordo bellissimo di aver creato un grande casino e l'orgoglio di poter essere iscritto come il primo ad avere portato un Paese piccolo in una competizione importante. Non era facile perché, quando sono arrivato, la situazione era in disfacimento. E' stato bravo Tramezzani ad aiutarmi a parlare con i giocatori per ricreare un gruppo. Le squadre sono fatte di equilibri sottili».

Guardando avanti, sta già pensando alla sfida con l'Italia nel girone di qualificazione ai Mondiali 2018? «E' troppo in là nel tempo. Magari prendiamo l'Italia anche al girone della fase finale degli Europei. E nelle qualificazioni mondiali c'è anche la Spagna. E' un girone difficilissimo. Dalla Spagna mi hanno chiamato tantissimi giornalisti ricordando la mia esperienza sulla panchina del Levante. Tra l'altro solo pochi giorni fa ho ricevuto il pagamento degli arretrati con il club spagnolo».

Anche il girone degli Europei sembrava impossibile. «Con Portogallo, Danimarca e Serbia, che secondo me era la squadra più forte. All'inizio era da pazzi pensare di qualificarsi». Aveva mai provato una gioia così grande nella sua carriera? «Posso paragonarla solo a un momento: la vittoria sul Mantova alla guida del Torino nei playoff promozione del 2006: 60 mila persone al Delle Alpi in finale, un tifo mai visto. Memorabile. L'ho scritto via sms a Urbanuccio pochi giorni fa - racconta De Biasi, che chiama con questo vezzeggiativo affettuoso Cairo -, ma allora avevo alle spalle il popolo granata, adesso un'intera nazione».

A proposito di Cairo, c'è qualche calciatore della sua Nazionale che consiglierebbe al Torino? «Sì, ma quando lo farò sarà sottovoce, non pubblicamente. Perché altrimenti rischio di bruciarlo. Anche perché Urbanuccio mi ha già chiesto di segnalargli i miei calciatori più promettenti».

A giugno lei sarà in Francia per gli Europei: poche settimane prima il Torino potrebbe emularla conquistando la qualificazione a una Coppa europea? «E' la speranza di questa stagione. Penso che i granata abbiano le potenzialità per farcela. Si sono risvegliati anche in attacco con Maxi Lopez e Quagliarella. La squadra granata ha trovato un suo equilibrio con Ventura che lavora da anni a Torino. E Cairo ha imparato dagli errori commessi in passato. Adesso sa come si gestisce una squadra senza lasciarsi influenzare troppo dall'esterno. Però la concorrenza è forte perché il campionato è equilibratissimo: Fiorentina, Inter, Napoli, Roma, la Juventus che risalirà, e il Milan non si sa».

Il Torino è la squadra alla quale è rimasto più legato, tra gioie ed esoneri? «E' stato un rapporto molto acceso con un grande legame con la tifoseria. Non è stato facile fare risultato al primo colpo con la promozione del 2006. Poi ci sono state contraddizioni che ancora non ho capito e magari anche io ho fatto degli errori. Ma ormai fa tutto parte del passato. Sono in buonissimi rapporti con Cairo».

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