Torino, l’autunno nero è ormai una sindrome

Granata in calo in questo periodo anche negli anni scorsi

TORINO - Il fatto che Fabio Quagliarella, il quale in campionato resta il goleador granata con Daniele Baselli, non la butti dentro dal 20 settembre, per la cronaca dalla doppietta alla Sampdoria, è un dato che rappresenta, come mezza cartina di tornasole, l'autunno invernale che sta di nuovo vivendo il Torino. E stiamo discutendo, oltre tutto, di un elemento oggettivamente di forza del complesso granata. Ma in un frangente come questo, prim'ancora delle difficoltà dell'attacco (zero gol per Amauri e Martinez, due in A per Maxi Lopez), si staglia il buco nero della retroguardia.

Che come con il Genoa si fa fregare nuovamente al fondo del recupero, come se la fase difensiva esaurisse energie fisiche e mentali sempre al tramonto della partita, sempre quando occorre acuire la concentrazione e non allentarla. C'è un limite di oggettiva esperienza ridotta, che può toccare i numerosi giovani che a turno vengono scaricati in campo da Ventura. Ma ricordiamoci che i tre baluardi obbligati della difesa sono Moretti (34 anni), Glik (27, colonna anche della Polonia) e Bovo (32), non certo tre ragazzini. Il vero problema, semmai, è a monte. In quell'allentamento della tensione nella fase di filtro in mediana, che ora coinvolge Acquah, ora Benassi, ora Baselli, ora Vives, e via dicendo, a seconda delle partite e delle sventure, esterni compresi. Lo si è visto con il Genoa, di fronte al secondo gol rossoblù, di Pavoletti. E poi sul 3-3 di Laxalt. Con il Toro preso d'infilata a centrocampo, prima di trasformarsi in burro in difesa. E davanti al taglio di Pogba dell'1-0 il guaio è ricomparso. Così come nel finale, con sventramento massimo delle fasce, dalle parti di Zappacosta e Peres, davanti ad Alex Sandro e Cuadrado. Che poi la prolungata assenza di Maksimovic sia pesante come un macigno, per il suo fondamentale apporto evaporato, beh: ça va sans dire.

RIMPIANTI - Lazio, Genoa, Juventus: 8 gol subiti nelle ultime 3 partite. E dire che il Toro aveva chiuso la scorsa stagione con la sesta miglior difesa: più che doppiata in negativo la situazione attuale. Rammentando che soltanto contro la Sampdoria, tra campionato e Coppa Italia, in una dozzina di partite, i granata sono usciti dal campo con la porta illibata. Ci sarà sicuramente un problema di conoscenze, che con Ventura vengono digerite strada facendo e mai in fretta. D'altra parte la consuetudine degli autunni invernali dell'ultimo Torino è sotto gli occhi di tutti, e non è solo una maledizione. Ma prima di esprimere una sentenza di condanna, occorre ricordare pur sempre che il Toro di Ventura si tira sempre su il morale, la cintura e la classifica in primavera, e dunque finora è andato in crescendo, e allora sarà da vedersi pure il rendimento di quest'anno, alla fine. Però dover vivere una stagione rallentata da uno o due mesi nefasti non aiuta, sa di rimpianto, di errore.

IL DETTAGLIO - Il Torino non vince dal 27 settembre, con il Palermo: 2 punti in 5 incontri, uno scadimento da contrappasso dantesco rispetto all'alba del campionato. Nella stagione scorsa la stitichezza si protrasse specialmente dopo il 29 ottobre (Torino-Parma 1-0) e prima del 21 dicembre (Torino-Genoa 2-1): in mezzo, 3 pareggi in 6 match. Torniamo al 2013-2014: 5 punti conquistati in 8 partite senza vittoria, dopo Bologna-Torino 1-2 (22 settembre) e prima di Torino-Catania 4-1 (24 novembre). Anche nell'annata di A 2012-2013 la sintesi autunnale fu greve: 3 pareggi in 5 incontri, dopo l'abbuffata (Atalanta-Torino 1-5, 30 settembre) e prima di Torino-Bologna 1-0, 11 novembre. Per cui si mescolano, evidentemente, in questi lunghi periodi di criticità offensiva e difensiva, due aspetti che non possono non essere evocati, al fondo dell'analisi: sicuramente quel lento apprendimento delle strategie venturiane, sicuramente quel problema delle conoscenze da metabolizzare, ma acuito e accompagnato da una qual certa asfissia fisica, atletica. Ora per gli infortuni, ora per scelta proiettata sul risveglio primaverile, questo Toro in autunno appare anche provato, nei finali di partita. Cioè sulle gambe, in più elementi. E scioccamente immaturo nella gestione del pallone e delle coperture, o delle ripartenze. E gli infortuni a raffica dilatano il guaio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...