Torino, Ventura è al bivio

Urge una scossa profonda per cambiare un trend di risultati diventato pericoloso Il 3-5-2 ormai è asfittico: serve un modulo che consenta di creare più occasioni
Torino, Ventura è al bivio© ANSA

TORINO - Poche storie, il Torino preoccupa. Il Torino visto perdere contro il Chievo dopo essere pure passato in vantaggio, fa tornare in mente vecchi e brutti pensieri, che al momento rimangono sullo sfondo, senza diventare tormentoni, solo perché quest’anno la serie A ha già quasi emesso i verdetti per la retrocessione nei confronti di Verona, Frosinone e Carpi. E il problema è proprio quel “quasi” perché nel calcio, si sa, non esistono certezze, nè verità destinate a resistere granitiche nel tempo. Tutto è in evoluzione e il segreto non sta nel rimanere uguali e identici a se stessi bensì nel sapersi adattare alle trasformazioni. Anche a quelle degli altri. Dunque pure il calcio è soggetto a queste leggi e infatti ogni allenatore, ciclicamente, apporta modifiche al proprio credo tattico non perché sia una moda, bensì una necessità, dettata dal fatto che bisogna ogni tanto sparigliare le carte e impedire agli avversari di sapere praticamente tutto del modo di giocare. E purtroppo il Torino visto contro il Chievo, al di là delle problematiche mentali e nervose, ha denunciato tutti i limiti emersi con evidenza nelle ultime partite, dove per ultime si deve intendere da inizio ottobre, settima di campionato (!), quando andò a perdere a Reggio Emilia contro il Carpi. E dire che una vittoria avrebbe invece potuto far vivere l’ebbrezza del primato in classifica grazie al gioco degli anticipi. Di quel Toro capace di illuminare gli occhi dei tifosi non è rimasta nemmeno l’ombra. Per far spazio a una squadra che corre poco, crea ancora meno, incassa troppi gol e ne fa col contagocce. Ma ciò che spaventa è la pochezza di intensità delle azioni offensive, dove quasi nessuno si vuol prendere la responsabilità della giocata in grado di creare la superiorità numerica piuttosto che individuare l’imbucata giusta. Nessuno vuole assumersi rischi, anche per evitare magari poi reprimende dallo staff tecnico, in caso di palla persa e quindi pericolo per la propria difesa.

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