Serie A, Ventura, fai Ventura! Lezioni da Torino

Già 21 anni fa Ventura predicava un gioco spettacolare, basato su interscambi continui per favorire la ricerca del gol
Serie A, Ventura, fai Ventura! Lezioni da Torino© ANSA

TORINO - Vorremmo un Toro sorprendente. Spregiudicato e intelligente. Veloce di pensiero. Non impaurito, sclerotizzato. Vorremmo un Toro di Ventura. Ma il Ventura vero. Quello originale. Lungimirante, fin avveniristico. Portato per natura a bazzicare sentieri sempre un po’ più in là, oltre il recinto della banalità tattica. Vorremmo rivedere nel Toro le tavole delle leggi di Ventura, scolpite più di 20 anni fa e poi rielaborate nei lustri, in meglio, attraverso i solchi arati tra successi storici e acclamazioni popolari a Lecce, Cagliari, Pisa, Bari, Torino.

E il Toro di Bilbao era appena un anno fa. Rileggere la tesi che Ventura presentò al termine del corso Master del 1994/95 per l’abilitazione ad allenatore professionista di prima categoria è un privilegio, ma anche un vademecum. È il calcio secondo Ventura. È quello che era il Toro, fino a qualche mese fa.

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LE TAVOLE DELLE LEGGI - «La mentalità che guida la mia interpretazione del gioco del calcio è finalizzata alla produzione di uno spettacolo sportivo di alta qualità, del quale godere io stesso. L’abilità nella gestione del possesso di palla mette nelle condizioni più favorevoli la nostra squadra per fare risultato». Come? Ottenendo «in ogni zona del campo la superiorità numerica. (...) II protrarsi dello scambio di palla è visto come fase "preparatoria" all’azione concludente»: cioè «liberando l’uomo "giusto" al posto ed al momento giusto. Il tipo di modulo tattico da me attuato è il 3-4-3». E ancora: «Il possessore del pallone dovrà sempre avere come minimo tre soluzioni per proporre un’azione, delle quali una estremamente vantaggiosa. Questa si ottiene attraverso due movimenti senza palla in diagonale di due compagni, sostenuta da un appoggio di un compagno proveniente da una diversa angolazione. II possesso inizia sempre dal portiere il quale appoggia la palla ad uno dei tre difensori. (...) I difensori, attraverso il possesso della palla, devono possibilmente a due tocchi neutralizzare le due punte avversarie che cercano di riconquistare la palla. (...) II centrocampista, di volta in volta liberato, ha come compito di girare la palla al centrocampista opposto che deve finalizzare il passaggio per le punte».

Che «si spostano con incroci per chiudere l’azione o movimenti ad invito per liberare lo spazio per favorire l’inserimento del centrocampista opposto in caso di difese con modulo tattico ad uomo. Le punte inoltre possono smarcarsi attraverso una corsa diagonale e quindi taglio nello spazio vuoto oppure con movimento di "va e vieni" nel caso che si affronti una squadra che adotta un modulo tattico a zona. (...) La cosa importante che i 10 giocatori si spostino in maniera coordinata e nota. Un filo conduttore deve unirli, ispirarli. (...) Contro una marcatura a uomo si impiegheranno preferibilmente due punte centrali e verticali, più un esterno offensivo. Contro una marcatura a zona si impiegheranno invece una punta centrale più due laterali». L’obiettivo degli allenamenti è rendere le risposte sul campo «sempre più sicure, precise e rapide». E soprattutto: le proverbiali conoscenze di Ventura esistevano già un quarto di secolo fa. «Non parlo mai di schemi ma sempre di proposte, poiché dissento con chi parla di spersonalizzazione del giocatore, mentre credo che sia utile aiutarlo nelle varie interpretazioni attraverso l’aumento delle sue conoscenze».

 

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