Serie A Torino, svolta a cena: il "patto del filetto argentino"

Tutti al ristorante argentino per una serata “privata” dove parlarsi liberamente e trovare la giusta carica. Maxi e Immobile i trascinatori
Serie A Torino, svolta a cena: il "patto del filetto argentino"© www.imagephotoagency.it

TORINO - A volte la testa può più delle gambe. E allora, per uscire dalla situazione ingarbugliata nella quale si è infilato, il Toro le prova tutte. Sì, si battono tutte le strade per far gruppo, per trovare unità d’intenti, per chiarire e chiarirsi al proprio interno, per ricaricarsi, per sostenersi, per rilanciarsi. Insieme appassionatamente, a tavola. Quale posto migliore per una serata in piena tranquillità, per un confronto sereno?

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VAMOS RAGAZZI - Chiamatelo “il patto del filetto argentino”. Al Volver, in centro a Torino, una saletta riservata ha accolto i giocatori granata mercoledì sera. Privacy garantita dalla gentile Monica. I calciatori - la rosa si è presentata al completo con 25 posti - chiedevano appunto un posto dove poter cenare da soli, per poter parlare liberamente, francamente senza troppi osservatori più o meno neutrali. E anche senza la solita trafila di foto e autografi, lasciati per il finale “aperto”, fuori dal locale, per la gioia dei tifosi che li hanno riconosciuti e immortalati con selfie a go-go. Nel ristorante che ha le specialità tipiche dell’Argentina, chi poteva essere il trascinatore se non Maxi Lopez? L’attaccante ogni tanto frequenta il locale e allora l’ha consigliato ai compagni per questa occasione piuttosto speciale. Maxi e Ciro Immobile in gol a tavola, con la simpatia innata. «Una bella serata - conferma la responsabile del locale - in totale privacy, per far gruppo». Per soli granata, e niente derby, perché di solito ci passano pure gli juventini.

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LA SCOSSA - Ok, non è l’ultima cena e neppure la penultima. Ma serve per capire quanto la squadra ci tenga a trovare la soluzione alla crisi di gioco e di risultati. Non è un caso se i ragazzi si sono ritrovati da soli, senza staff tecnico e senza familiari. Serviva una tavolata di soli giocatori. Che vogliono dare risposte sul campo. Risposte immediate, domenica in quel di Palermo, peraltro contro un avversario che vive una situazione simile, con il caos allenatori e la classifica precaria (due punti sotto il Toro).



GLI INTOPPI - Glik e compagni avevano ben altro morale in avvio di stagione. Erano lanciatissimi, in campo, e gasati, giustamente ambiziosi. «Ce la possiamo giocare con chiunque», il motto che prevaleva. Persino uno solitamente taciturno come Nikola Maksimovic, rimasto nonostante le sirene di mercato con il mercato che offriva 18 milioni al club e una barca di soldi a lui, si era lasciato andare in commenti adrenalinici sul Toro da alta classifica. Poi si sa come sono andate le cose: il serbo si è infortunato nell’allenamento con la Serbia a settembre ed è stato operato al piede sinistro. Risultato? Il tecnico l’ha ritrovato soltanto a gennaio, in pieno marasma. E si sa quanto il morale e l’entusiasmo possano essere la marcia in più per una squadra di calcio. Quell’euforia si è trasformata in tristezza, delusione, amarezza... Sì, anche per la contestazione, perché questo Toro vorrebbe dare altre soddisfazioni alla sua gente, eppure si ritrova involuto e paralizzato, incapace di attaccare con ritmo e forza, impeto e coraggio come accadeva all’inizio della stagione. Sono subentrati pausa, timore, insicurezza e tanto altro.
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