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TORINO - E alla fine pure Ventura non può che ammettere che, il primo tempo, il Toro non lo ha mai giocato, mettendo così di fatto il Napoli in cima a una discesa da cui si è gettato con la solita capacità, quella che gli permette di essere secondo. Il problema è che ancora una volta, dalla disamina del tecnico, non emergono i motivi veri, profondi, che giustificano un Torino narcotizzato nelle idee e nelle gambe, nonostante l’ambiente fosse caldissimo, con la temperatura fatta salire dalla presenza degli ultimi scudettati del 1976. Invece niente, pronti via e il Toro è freddo come un ghiacciolo conservato sotto la neve del Polo Nord. Troppe volte in questa stagione, etichettata “del rammarico”, il Torino è caduto in questi “regali” ai propri tifosi, spaesati e ormai disorientati sulla vera identità della squadra. Il problema è che Ventura, anche a una giornata dal termine del campionato, si trova a commentare una “creatura” nella quale stenta a riconoscersi quando, in realtà, non c’è altra persona più indicata del tecnico genovese a dare le soluzioni utili a sciogliere il rebus granata.
IL GALLO NON SI ARRENDE - Nella sfida col Napoli il Gallo Belotti illude e si illude, ma lotta come un leone. Così come Bruno Peres. Sono queste le note liete del giovane Toro che se la gioca contro un Napoli più forte nei piedi e giocoforza anche nella testa, per la motivazione Champions League “diretta”, amplificata dalla vittoria all’ora di pranzo della Roma. Dunque un Belotti che conferma il suo ottimo stato di forma e quindi mette altro fieno in cascina nella speranza di convincere Conte a chiamarlo per lo stage di Coverciano che prenderà vita subito dopo la metà di maggio, ovvero dopo la fine del campionato che domenica prossima offrirà l’ultimo atto.
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