Torino, ecco Mihajlovic: «Qui si respira la storia. Onoriamo gli Invincibili»

Il tecnico serbo: «Subito a Superga per deporre un mazzo di fuiori. Loro ci guarderanno. E voglio un Toro sempre nell'arena, da Europa»

TORINO - Con un po’ di ritardo, ma si comincia. Il presidente del Toro Urbano Cairo apre la conferenza: «Mai vista tanta gente… Partiamo con il bilancio di 5 anni con Ventura che ha lasciato il Toro per la nazionale e poi siamo qui per presentare Sinisa Mihajlovic con il quale iniziamo una nuova era. Siamo partiti dalla B 5 anni fa con una bella progressione, fino all’Europa League e un buonissimo campionato successivo.



L’anno scorso siamo partiti con incredibili aspettative, con 13 punti, poi le cose non andate bene. Ma il bilancio di 5 anni è positivo, E siamo riusciti a rivincere uno scudetto Primavera e una Supercoppa contro la Lazio.. Longo aveva ancora un anno di contratto ma lo abbiamo lasciato per andare nella blasonata Pro Vercelli dopo aver fatto benissimo con noi per 7 anni. Non potevo esimermi dall’accontentarlo. In bocca al lupo. Tiferò anche Pro».

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MIHAJLOVIC L'EVENTO - «L’evento è però Mihajlovic. Ripartiamo il 13 giugno 2016 con Sinisa in panchina, Petrachi è una costante, è con me dal 28 dicembre del 2009. E’ stato importante nella scelta di Ventura e soprattutto in quella di Miha che io conoscevo perché portavo i miei figli nella sua stessa scuola al collegio San Carlo, ci vedevamo lì e prendevamo il caffè. Lui era con Mancini e vinceva. E mi consolava. I tre cardini della scelta: per la capacità di lavorare sui giovani, la sua personalità che ho definito trecentista alla Giagnoni che mise le basi per il Toro di Radice, apprezzata dai tifosi, e poi per come l’ho conosciuto ho visto che ha grande ambizione ed è importante non porsi limiti, con i piedi per terra. Fare più che dire. Non do imperativi categorici a Miha. Lui stesso ha la voglia di fare bene. Non voglio porre un obiettivo diretto, oggi. Poi durante l’anno sì, tra di noi. Preferisco non ci sia questa pressione. Il rapporto è biennale ma con la possibilità di andare oltre per un terzo anno e senza limiti, se le cose funzionano. Mi aspetto di continuare sulla politica dei giovani di prospettiva».

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ECCO SINISA - «#Welcome Sinisa» è il messaggio di benvenuto alle sue spalle. E Mihajlovic si presenta così: «Prima di tutto per me è un grande onore essere qui oggi. Quando mi raccontavano che il Toro è un’altra cosa pensavo a un’esagerazione. Ma è così, qui si respira la storia. Il club ha anima, onore, orgoglio, lacrime, sudore come piace a me. Il Toro è abituato a stare nell’arena e non ha paura di combattere. In tutte le partite lottiamo e combattiamo. E vogliamo far divertire i tifosi con un buon calcio. Ho scelto questa società perché è epica e fa venire voglia di vivere per gli eroi che l’hanno indossata. Eroi giovani morti belli. Ho chiesto al presidente di accompagnarmi a Superga a mettere un mazzo di fiori per quelli che ci guardano dall’alto. Noi dobbiamo sempre essere all’altezza in ogni minuto in cui indosseremo la maglia granata. Bisogna recuperare valori e senso di appartenenza. Non sono abituato agli appelli ai tifosi ma chiedo di trasmettere a chi si avvicina la storia granata con rispetto, a me e ai giovani granata. Gioia per la vittoria e dolore per la sconfitta, ma sempre insieme. Non vedo l’ora di cominciare».

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«Non ho un modulo preciso che ti fa vincere. Serve quello adatto per i giocatori che hai. Vediamo che mercato farà la società. Io ho giocato con tutti, non ho giocato solo con quello a 3 in difesa ma immagino che dopo tanti anni anche voi volete cambiare… L’ho fatto solo con la Fiorentina una volta, e ho vinto… Ci sarà uno di base e poi delle alternative. Qualche giocatore andrà via, qualche giocatore arriverà. Dovranno avere una caratteristica: essere ambiziosi e animati, con voglia i migliorarsi e sacrificarsi. E avere fame. Cercheremo di andare in Europa. Voglio una mentalità offensiva, in campo sempre per vincere. Dobbiamo creare una mentalità vincente e non si crea solo con i trofei ma con la testa e lo spirito che dobbiamo mostrare. Non ho mai fatto un ciclo? Dipende da tanti fattori, non sempre è possibile andare avanti. Vediamo, spero… Ho un contratto per 2 anni e vorrei rimanerci dieci. Poi magari il presidente mi manda via dopo due mesi… Voglio rimanere il più a lungo possibile».

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«Amo un centrocampo che sia muscolare, che corra e sia veloce. Acquah è muscolare… E non è alto. Cambiando a 4 cambieremo di più in difesa, sì. Ventura l’ho sempre stimato, è uno dei miei allenatori preferiti. Sono contento che sia andato in Nazionale, avrebbe meritato prima una grande, è un coronamento della carriera. In bocca al lupo. Lo chiamerò, anche per chiedergli qualcosa. Qui sarà sempre il benvenuto, quando vorrà venire a vedere i suoi nazionali… Per qualche anno qui erano abituati a un sistema di gioco, ora cambieremo per arrivare a superare i risultati di Giampiero. Non è facile, ma possibile. Il derby? La Juve quanti scudetti di seguito ha vinto? Cinque? (Cairo: in totale c’è un po’ di querelle. Miha: quelli nostri all’Inter? Beh, gli scudetti si vincono sul campo e rimangono loro). Con la Juve è una gara diversa ma porta sempre tre punti. Ho la fortuna di averli giocati tutti, i derby. Loro sono forti ma il Toro anche se ne ha vinto solo uno ha dimostrato che si può giocare alla pari. Ci sono tante altre partite dove dobbiamo fare bene. Però se uno non è motivano per affrontare la Juve allora è meglio che cambi mestiere e faccia il ragioniere. Alla Samp eravamo penultimi, abbiamo cambiato tutto e creato una mentalità; ogni partita dovevamo giocare il nostro gioco e con le quadre alla tua altezza vincevi… Principi di gioco basilari, poi al 20% ci si può adattare all’avversario. Come la vedo io, i, Toro sarà una squadra offensiva che va a pressare e gioca a viso aperto, con i giusti equilibri. Come mi ha convinto Cairo? Ho scelto il Toro per la sua storia, poi mi ha convinto il programma della società che sta nel passato guardando al futuro, moderna e sana nei valori e nel bilancio, dove tutti hanno un ruolo e combattono per l’obiettivo. Quello che distingue il presidente anche nel suo lavoro. E’ una società seria. Abbiamo deciso subito, senza parlare tanto. E’ un grande onore per me, è un club che mi assomiglia e mi piace. Immobile? E’ nostro? Ripeto: tutti quelli che verranno a Torino devono essere ambiziosi, contenti, con fame e voglia di migliorarsi. Tutti quelli che sono così sono i benvenuti, gli altri non ci servono».

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