Come on, Hart: Joe e Torino, ora capiamoci!

L'ostacolo della lingua, ma non solo: tra il portiere inglese e la squadra ci sono ancora evidenti problemi di comunicazione tecnica e tattica
Come on, Hart: Joe e Torino, ora capiamoci!© ANSA

TORINO - Il Torino in questo campionato gioca con il portiere della Nazionale inglese, Joe Hart. Che, letta così, potrebbe sembrare la frase di un tifoso granata appena atterrato da Marte visto che la notizia, da un paio di settimane, ha fatto il giro del mondo calcistico più volte. In realtà partire da questo postulato, dopo la sconfitta di Bergamo condizionata proprio da un errore in uscita del portiere inglese, serve nella sua pseudo-assurdità a ristabilire un dato di fatto di cui non si può non tenere conto: ovvero che il Torino, per alzare il livello tra i pali, ha deciso di affidarsi a un giocatore di livello internazionale. E dato che sino a ieri non sono stati avvistati sul globo terracqueo portieri che possano andare in giro senza aver mai incassato gol stupidi, ecco che diventa un’operazione non buonista ma di doverosa “revisione” la lettura di ciò che è successo a Bergamo, all’11’ del secondo tempo, quando poco più di un minuto prima Iago Falque aveva portato in vantaggio il Torino.

Dunque Valdifiori svirgola clamorosamente il rinvio sulla trequarti al punto da regalare un angolo all’Atalanta che Papu Gomez piazza con una parabola arcuata ma non terribile sul secondo palo.

Dove Hart, nell’area piccola, si manifesta dopo due passi e uno stacco non irresistibile che infatti non gli permette di intercettare bene la palla, ovvero con il pugno ad allontanare la minaccia, bensì con uno schiaffetto a spostare di un paio di metri la sfera che finisce sui piedi di Masiello, lesto a spedirla in porta grazie anche alla libertà che gli aveva concesso Baselli, finito un secondo prima a terra perché andato a sbattere su Paloschi. Dunque errore sì, da parte del portiere, ma condito da un serie sfortunata di coincidenze.

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La verità è che il Toro e i tifosi del Toro devono guardare al campionato con la stessa fiducia preBergamo per quanto riguarda il numero uno. Che con l’Atalanta ha comunque regalato una buona impressione di sicurezza e personalità, soprattutto nel gestire la palla con i piedi e nella determinazione con cui ha provato a lanciare l’azione sia con i piedi che con lanci da 40 metri con le braccia. A un certo punto della gara, però, sembrava quasi che Joe e i compagni si dessero del lei, nel senso che i giocatori granata non sono abituati a ricevere palloni da distanze così lunghe per cui questo discorso tattico, se approfondito, potrebbe risultare foriero di interessanti spunti da cui potrebbero nascere occasioni “intersting” per gli stessi attaccanti.

Serve ancora un po’ di tempo affinchè Hart e i suoi nuovi compagni riescano a parlare la stessa lingua, lessicale e calcistica. Del resto la questione del portiere è stata risolta a ridosso del gong del mercato. Secondo la ricostruzione di una nota rivista britannica “4-4-2”, l’altra mattina Hart avrebbe fatto colazione in un bar torinese cercando di capire come i giornali italiani avevano bollato la sua prima in Italia. Pare che le smorfie non fossero tanto per gli aggettivi bensì perché non riuscisse a tradurre.

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