TORINO - Sono già trascorsi 49 anni dalla sua scomparsa, eppure Gigi Meroni allunga la sua statura nei cuori dei tifosi con la forza del bello, i dribbling della poesia e la lezione del coraggio. Non è un caso se all’ala destra del Torino e della Nazionale, cresciuto nel Como e decollato nel Genoa verso palcoscenici più alti, guarda con interesse e sensibilità anche il mondo dell’arte. Gigi Meroni se ne andava il 15 ottobre del 1967, mentre attraversava corso Re Umberto a Torino, là dove adesso sorge un cippo in sua memoria. Fu investito da due auto. A 24 anni, quando ancora doveva mostrare il meglio di sé quale funambolo del dribbling, del cross, dell’assist e dei gol a effetto, se ne andava uno dei campioni più affascinanti del Toro, dopo gli Angeli di Superga.
DALLA CHIESA E GLI YO YO MUNDI - Contestatore, fuori dagli schemi, coraggioso, estroso. In una parola: artista. In campo, con i suoi arabeschi palla al piede. E fuori: perché si dilettava da pittore, si disegnava i vestiti. Anche nella vita era un precursore. Nella sua mansarda, con la compagna Cristiana, conduceva una vita quasi da bohémien, in un’Italia condizionata dal bigottismo, ma senza mai mettere a repentaglio la propria professionalità. Alla sua vitalità senza pari, al suo amore contrastato e al suo ricordo imperituro hanno dedicato libri (bellissima la biografia di Nando dalla Chiesa, “La Farfalla granata”), canzoni (come la splendida “Chi si ricorda di Gigi Meroni?” degli Yo Yo Mundi”), poesie, opere teatrali. Stasera a Torino alle 21 al teatro Espace (via Mantova 38) andrà in scena lo spettacolo "Gigi il 7 Bello", a cura di Massimiliano Giacometti e dell’associazione culturale Tekamù. E "Gigi Meroni" si intitola la nuova canzone dei Sensounico, band con simpatie granata, già autore anni fa de "Quel giorno di pioggia", dedicata al Grande Torino.