Belotti, ma che giocatore sei diventato?

Dai gol con il Torino alla maglia della Nazionale, l'attaccante non si ferma più
Belotti, ma che giocatore sei diventato?© ANSA

ROMA - Tutti ormai lo chiamano "Il Gallo", perché quando segna alza la mano sulla testa mimando una cresta. E di gol ne fa parecchi, Andrea Belotti. Otto in dieci partite di questo primo scorcio di stagione con la maglia del Torino, da farsi venire una tendinite al polso. E’ lui l’uomo nuovo del calcio italiano, il numero nove dei Millennials, la generazione che sta crescendo con Ventura sognando di vincere il prossimo Mondiale. E’ forte fisicamente, ma non troppo (181 centimetri per 72 kg), quanto basta per mantenere velocità e agilità che gli servono per entrare di prepotenza nelle difese avversarie. Come il gallo in un pollaio. In Europa non c’è attaccante sotto i 23 anni che abbia segnato più di lui. Dove potrà arrivare nessuno può dirlo, le sue potenzialità sono ancora enormi e questo lo hanno già capito un po’ tutte le grandi squadre d’Europa (Conte quest’anno già è andato a vederlo). Piace perché il suo repertorio è completo: segna di testa, di destro e sinistro, fa gol su un rimpallo in area o con una gran giocata alla Aguero (il suo modello di riferimento). Insomma, un attaccante moderno che fa sognare.

DAL TORO AL SOGNO MONDIALE - Sicuramente è un investimento redditizio. Per il presidente del Toro Cairo, che pensa al valore dell'attaccante (23 anni il prossimo 20 dicembre) in crescita rapida verso cifre che possono cambiare un bilancio intero. Per il ct azzurro Ventura, che lo conosce molto bene avendolo allenato per un anno (la stagione scorsa, la prima in granata per Belotti, si è chiusa con 35 presenze e 12 gol in serie A) e punta su di lui in vista di Russia 2018. «La prima in Nazionale è stata per tutta la famiglia una grande emozione, io e mia moglie ci siamo messi a piangere. E' tutto merito suo, della sua testardaggine. Da ragazzino gli dissi solo: "Vuoi fare il calciatore? Basta che mi porti a casa il diploma". E così è diventato geometra», racconta adesso con orgoglio il padre. La testa c’è, la cresta pure. Ora “Il Gallo” è pronto a cantare.

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