La lettera dei tifosi: «Cairo, devi amare di più questo Toro»

Nella scia di Junior, una lettera dei sostenitori granata alza la protesta contro la politica societaria
La lettera dei tifosi: «Cairo, devi amare di più questo Toro»© LaPresse

TORINO - Lo chiamano il Sandokan dell’Adriatico: epiteto che lui, Mario Patrignani da Pesaro, di professione medico, si porta appresso da decenni con orgoglio in ogni angolo d’Italia e d’Europa: dovunque il Toro giochi, lui c’è, con al seguito lo striscione della sua creatura, il club Fedelissimi Granata della città marchigiana. Patrignani ha realmente sangue granata nelle vene, è carismatico, è uno scoppiettante trascinatore, è un brillante ideatore di iniziative anche coraggiose. «L’ultima mi è balzata alla mente pochi giorni prima dell’intervista a Junior che ho letto su Tuttosport: parole sacrosante del nostro grande Leo, come il suo atto d’accusa alla gestione Cairo. Io, intanto, avevo già steso la mia lettera aperta, che poi ho spedito agli altri Toro Club delle Marche e della Romagna. Ci siamo anche incontrati, ci siamo trovati tutti d’accordo (i firmatari: Fedelissimi Granata di Pesaro, Jesi e Tre Valli, Offida, Fedelissimi Osimo, V. Mazzola Tolentino, Romagna Granata Cesenatico, Forlì, Gruppo Vecchia Romagna Granata Rimini; ndr). Ora rendiamo pubblica la lettera. Se lo ritengono, anche altri Toro Club d’Italia o stranieri possono contattarmi e aderire all’appello. Di sicuro non si può stare con le mani in mano. Cairo deve sapere che questo freddo, arido, cinico tran tran senz’anima della sua gestione societaria assolutamente non ci piace, assolutamente non ci va!».

DE LUCA ANTICIPO' TUTTI ANCHE SUL RINNOVO

Le adesioni sono aperte L’iniziativa di Patrignani e dei Toro Club marchigiani e romagnoli, emblematica e non certo ascrivibile alla “categoria dei dettagli” da parte dei vertici del club granata, è destinata ad aprire un nuovo dibattito nella tifoseria: all’interno della quale, da tempo, ma in specie dopo la chiusura del colpevole e deludente mercato invernale, la protesta nei contronti della gestione cairota si era già di nuovo levata, pur in forme e toni diversi. Non c’è bisogno di spendere altre parole, a questo punto. Ecco la lettera aperta: «Ad alta voce vogliamo esprimere la nostra delusione, quasi un grido di dolore, per come la società granata ha recentemente, e per l’ennesima volta, tarpato le ali al nostro Toro. Da anni siamo abituati a ricorrenti momenti di illusione per l’atteso salto di qualità e ogni volta, immancabilmente, abbiamo avuto solo pugni in faccia! Ogni anno vengono invariabilmente venduti i migliori, con plusvalenze stratosferiche, senza che siano adeguatamente rimpiazzati. Se Pianelli avesse ceduto un anno Pulici, un anno Graziani, un anno Claudio Sala, un anno Pecci, altro che lo scudetto! D’improvviso, però, quest’anno (e sembrava un sogno) la grande novità. C’era tutto per un vero e definitivo salto di qualità: ingaggio di un allenatore ambizioso, grintoso e tremendista, stipendi molto più alti, gioco spumeggiante, obiettivo dichiarato di Europa League e addirittura il sogno della Champions. Bisognava solo completare una squadra che, a fronte di una capacità offensiva ottimale, aveva una fase difensiva molto scadente per via di gravissimi difetti strutturali. Come Penelope, il Toro nel difendersi disfaceva miseramente quanto di ottimo aveva ottenuto attaccando. E l’allenatore da agosto chiedeva, implorava come un mantra l’acquisto di quei giocatori indispensabilissimi per riparare a quelle voragini, e creare un Toro competitivo nelle due fasi. E da agosto anche noi aspettavamo con ansia. Così, non c’era nessunissima ragione al mondo per cui Cairo non facesse decollare il Toro, con le tasche piene di soldoni e tra dichiarazioni sulla costruzione di una squadra di vertice. Poi però, sul più bello, come in un incubo, per qualche ragione più o meno inconfessabile, Cairo si è bloccato, lasciandoci impietriti, in mezzo a tanta delusione. La fiducia in lui è di nuovo finita sotto i tacchi. E’ stata una grande mancanza di rispetto verso i tifosi e l’allenatore, che ci aveva messo la faccia ed è stato umiliato, quasi creando un clima di rottura. Perché tutto questo? Eraldo Pecci, recentemente, ha detto che l’ottimo imprenditore Cairo poteva diventare un grande presidente, e ha concluso che, per diventarlo, doveva solo innamorarsi del Toro! Ebbene, noi vogliamo un presidente meno interessato solo agli affari e più interessato a costruire una forte squadra. Con il Cairo attuale di certo non rischiamo la B e men che meno il fallimento. Ma a noi questa linea di galleggiamento non basta. Vogliamo assolutamente un Cairo nuovo, che compia, una volta per tutte, l’auspicato, e sempre rimandato, salto di qualità. Questo imperativo categorico lo esige la leggendaria storia del Toro e lo esige il grande popolo granata».

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