Torino: rinasce il Fila, rinasce lo spirito granata

Un vernissage per gli ospiti, poi domani per tutto il popolo del Toro. Fine dello scempio, i granata tornano a casa
Torino, luci e sogni al Filadelfia. Aspettando il 25 maggio

TORINO - Rinasce il Fila. Rinasce il vero Toro. Un vernissage per gli ospiti, oggi, poi l’apertura per tutti, domani (giovedì, dalla mattina alla sera). Rinasce il Filadelfia e l’orgoglio granata può tornare a essere sbandierato. Per un momento, sembrerà di tornare indietro nel tempo, quando Valentino Mazzola si rimboccava le maniche e su quel campo scattava il famoso quarto d’ora granata. Perché era un segnale: il Toro si sarebbe scatenato. E avrebbe vinto. Era il tempio, dove nacque e si consacrò la leggenda degli Invincibili, poi saliti in cielo il 4 maggio del 1949 dopo la tragedia di Superga. Da lassù saranno spettatori privilegiati di un rito, di una passione. Fine del calvario, fine di uno scempio. L’avevano abbattuto, nel 1997.

Ora l’hanno finalmente ricostruito. Grazie soprattutto alla spinta dei tifosi, loro sì in prima fila per tornare a casa. E il nuovo Fila sarà la nuova casa del Toro che vuole tornare grande. Ma questo è un altro discorso, più complesso, con Sinisa Mihajlovic trascinatore non seguito a fondo. Racconta Paolo Pulici, il bomber dello scudetto e del campionato ’75-76: «Qui i vecchi ci insegnavano a diventare uomini. Qui ci si confrontava con i tifosi. Per questo mi auguro che il Fila sia sempre aperto».

 

"TORINO E' STATA E RESTERA' GRANATA" - Oggi in programma un'anteprima, con la presenza prevista di vecchi giocatori granata, familiari delle vittime di Superga e piccoli finanziatori della ricostruzione, domani il taglio del nastro con l'autorità e l'apertura al pubblico. Via Filadelfia, chiusa al traffico da stamattina nel tratto dello stadio e le vie limitrofe sono pavesate di bandiere, (compresa una dell'anno dell'ultimo scudetto, il 1976), bandieroni e palloncini granata. Decine di persone si fermano, molte commosse, a fotografare l'ingresso dello stadio, il totem della data storica, la gigantografia su un telo del Grande Torino. Sulla gradinata più bassa è pronto un enorme striscione con la scritta "Torino è stata e resterà granata".

 

SIMONA VENTURA CONTRARIATA - Ecco il tweet polemico di Simona Ventura, nota tifosa granata: «Giornata importante per noi dal @Cuore_Toro Si Inaugura il nuovo #Filadelfia . Grazie alla Fondazione per avermi invitato ( ironico ) #FVCG».

 

LE PAROLE - Cesare Salvadori, il presidente della Fondazione Filadelfia: «La prima dedica è per il Grande Torino. Poi la seconda, ma non per importanza, va a Don Aldo e a tutti coloro che hanno onorato il Torino: da Novo a Egrei a tutti quelli che hanno portato una grande spinta al Torino fino agli ultimi che hanno vinto lo scudetto. Da Cairo ci aspettiamo una collaborazione aperta come è stato fin ora e quindi che arriveremo in tempi brevi alla firma».

 

MONDONICO C'E' - Emiliano Mondonico, l’uomo che in panchina guidò il Toro nella finale Uefa di Amsterdam, su SportMediaset: «Il Filadelfia che riprende vita? La cosa più simpatica è che l’ultimo allenatore che si è allenato lì sono stato io. Ho visto la fine del Filadelfia anche se quello stadio non finirà mai, e ora sono contento di questo nuovo inizio. Non è tanto la struttura ma è l’aria che si respirava in quel luogo. Vedremo se sarà ancora la stessa. La stagione del Torino? Non la giudico in modo è positivo. Il Toro poteva e doveva fare di più, anche se è stata una stagione senza preoccupazione. Questa squadra poteva arrivare più in alto ma ha buttato via troppe gare, avrebbe potuto fare almeno 10 punti in più, quelli che potrà dargli il Filadelfia. E’ stato un campionato anomalo, anche perché le squadre che avrebbero lottato per non retrocedere si conoscevano già a Natale, e poi c’è stato il record di gol segnati che per un allenatore italiano come me non è il massimo. Per me la gara perfetta deve finire 0-0. Io ho giocato nel Toro negli ani sessanta e allora bastava vincere con la Juventus e il campionato era perfetto. Addirittura se segnavi ai bianconeri avevi di diritto il contratto per l’anno successivo. E anche quest’anno con il pareggio in casa della Juve ha realizzato il suo obiettivo ma questa cosa non va bene. Bisogna alzare l’asticella e fare un passo in avanti. Quando invece allenavo i granata la situazione era invertita, noi giocavamo in europa e la Juve salvava la stagione battendoci. Mihajlovic in bilico? Bisogna prendere i giocatori che vuole lui perché ha dimostrato di essere un mister con personalità. Devi prendere dei ragazzi che hanno il suo stesso modo di vedere il calcio. Quando allenava la Serbia mi parlava di alcuni giovani dei quali era innamorato, punterei su quelli. Confermerei Sinisa perché ha dato un guizzo in più alla squadra ma bisogna prendere quei 3-4 giocatori che lui chiede. Cosa farei con Belotti? Metterei la clausola a 200 milioni. E’ uno dei pochi punti fermi di questo Torino, si può costruire la squadra intorno a lui anche se nelle ultime gare ha dimostrato di essere distratto da tutte queste voci di mercato. Io lo conosco bene, già ai tempi dell’Albinoleffe si vedevano le sue qualità e una conferma del Gallo direbbe molto sulla volontà di Cairo e della società. La finale europea dell’Ajax contro lo United? Quando abbiamo affrontato noi l’Ajax in finale era una squadra al vertice del calcio europeo e tutti noi imitavamo quella squadra. Aveva nel settore giovanile gli elementi migliori e aveva la squadra dall’avvenire più roseo. La finale di Cardiff? Attraverso le parole dei giocatori ci si farà un’idea di come stanno le due squadre. La squadra che sarà sicura di spaccare il mondo sarà quella che avrà paura ma per il calcio italiano sarebbe un bene la vittoria della Juventus».

IL BOMBER - Paolo Pulici: «Il Fila doveva essere ricostruito e rimesso in ordine prima. Il quartiere ci conosce, sapeva che non disturbavamo. Anzi era uno stimolo per loro perché quelle poche persone che durante gli allenamenti ci guardavano dai loro balconi erano contenti. Nel calcio non si inventa più nulla. Si tratta di saperlo sfruttare al massimo. Basta avere la forza per fare qualche passo indietro e poi le cose vanno meglio. Noi abbiamo fatto tanti risultati importanti grazie a questo campo. La via è questa per salire e raccogliere qualcosa in più».


CAIRO E MIHA - Il presidente Urbano Cairo scopre la lapide dedicata a don Aldo Rabino. Nel frattempo, ecco l’arrivo della squadra guidata da Sinisa Mihajlovic. I giocatori, in divisa, entrano negli spogliatoi e si siedono quasi in raccoglimento.

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