Addio Bonetto, dg del Torino tricolore

Si è spento a 83 anni. Stratega di mercato di Pianelli per quasi 20 anni: uno scudetto e due coppe Italia
Addio Bonetto, dg del Torino tricolore© LaPresse

TORINO - Si è spento improvvisamente ieri sera, dopo fulminea malattia, Giuseppe Bonetto, per tutti Beppe, grande stratega al fianco del presidente Orfeo Pianelli per quasi 20 anni, poi dirigente del Napoli e quindi apprezzato procuratore. Il 10 ottobre aveva compiuto 83 anni. Alla moglie Orietta, al figlio Marcello, al nipote Federico e a tutta la famiglia Bonetto le condoglianze più sincere e affettuose da parte del nostro giornale.

La tristezza è improvvisamente calata sulla nostra famiglia di Tuttosport e su tutto il mondo granata, ieri sera: una telefonata, una notizia, il gelo. Il dolore. Perché gli volevamo tutti bene: non soltanto lo stimavamo in modo speciale. Aveva cominciato a stare male improvvisamente domenica sera, e dopo neanche 24 ore Beppe Bonetto è volato in cielo. Ha raggiunto il “suo” Orfeo: il presidente di cui aveva costruito le fortune, in quasi 20 anni, facendo crescere assieme a lui un grande Torino, sempre più forte e vincente. Bonetto era entrato nel Toro fin dall’alba della presidenza di Pianelli, al comando dal 1963 all’82. Lo ha sempre accompagnato in una serie di miracoli studiati a tavolino. Le Coppe Italia vinte nel ‘68 e nel ‘71 e lo scudetto del ‘76 non rendono abbastanza merito al lavoro intelligente, certosino e lungimirante di Bonetto. Che del Toro era segretario generale, come si diceva all’epoca: oggi lo definiremmo un dg. Possedeva uno stile molto torinese e un’umanità speciale. Dalla scelta degli allenatori (in testa la brillante idea di puntare su Radice) ai giocatori, per quasi 20 anni ha scovato e costruito campioni: bruciando le grandi, nell’acquisto o nella scoperta di talenti immensi come Meroni, Pulici, Graziani, Zaccarelli, Claudio Sala (per la cifra record di 470 milioni di lire) e via dicendo: l’elenco è davvero infinito. Con l’avvocato Cozzolino, Ellena e altri collaboratori di vaglia, scovò un numero sconfinato di giovani di qualità, creò il vivaio più vincente d’Italia, firmò una serie di prime squadre granata di grande valore anche internazionale. E restituì al Toro orgoglio e leggenda, dopo Superga. Ciao, Beppe: ti piangiamo. Tutto il mondo granata ti dice grazie.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...