Lentini: «Torino? Conti a posto, sì ma non si va da nessuna parte» 

L’ultimo vero asso granata rivela: «Cairo? Non ha mai voluto conoscermi. Gli va dato il merito di una società sana, però...»
Lentini: «Torino? Conti a posto, sì ma non si va da nessuna parte» 

TORINO - Quando giocava aveva gli occhi della tigre. O più semplicemente gli occhi da Toro. Gli occhi di chi riusciva ad incantare con uno scatto, con un tocco o anche soltanto con un saluto alla Maratona. Oggi, Gigi Lentini, è un uomo diverso. Maturo, consapevole di aver vissuto una vita bella e dannata come il suo Toro, ma anche tremendamente timido e schivo. I riflettori non fanno più per lui. E nemmeno il calcio è l’abito adatto all’esistenza che si è ritagliato una volta appese le scarpe al chiodo.

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Sta bene lontano dal calcio giocato e pure da quello parlato. Ma al Toro non rinuncia mai. Lo guarda, anche se con un po’ di fisiologico distacco: «Rimane sempre il ricordo più bello della mia vita da calciatore: il granata è un pensiero fisso, mi vengono ancora i brividi quando penso alle notti contro Real Madrid e Ajax». E il cuore sanguina quando si parla della squadra. «Ho la sensazione che il Toro, quest’anno, non possa andare da nessuna parte: i giocatori li ha voluti Mihajlovic, è normale che Mazzarri ci debba mettere un po’ di tempo prima di trovare la quadra. Ed è anche una questione di spogliatoio: non ho mai visto un gruppo sereno quando i risultati non arrivano». Poi, senza tentare i dribbling che gli riuscivano a meraviglia da calciatore, Lentini affronta a testa alta l’argomento Cairo. Svelando un piccolo aneddoto: «Non mi ha mai chiamato o voluto conoscere, ci siamo stretti la mano soltanto una volta durante una partita fra vecchie glorie del Toro». Un figlio del Filadelfia come Lentini tenuto lontano dal Toro fa male. Fa male ai tifosi, fa male a Gigi stesso. Che però non ha rimpianti e anzi spende parole gratificanti per la gestione amministrativa del club: «Cairo ha avuto il merito di costruire una società con i conti a posto e non è cosa da poco, su questo aspetto bisogna togliersi il cappello».

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