Cairo esclusivo: «Cambio il Toro! Miglioreremo e lo faremo con Mazzarri»

Il presidente granata a cuore aperto: «Voglio rafforzare la rosa con giudizio e ragionevolezza. E il tecnico comincerà a lavorare con la squadra dall’inizio»
Cairo esclusivo: «Cambio il Toro! Miglioreremo e lo faremo con Mazzarri»

MILANO - Dove eravamo rimasti, Urbano? A quando, la sera, andavamo a piedi al Castello Sforzesco? Ricordi? Il tuo autista ci tampinava procedendo a passo d’uomo mentre noi parlavamo del quotidiano popolare che avevi in testa e passavano le ore. O all’ultima intervista che hai rilasciato a Tuttosport, il 28 dicembre 2014? Il presidente del Toro sorride divertito. Sa che noi abbiamo molte cose da chiederci e lui ha molte cose da dirci. Si gioca a carte scoperte: il modo migliore quando si parla a cuore aperto. E la facondia di Cairo è proverbiale.

IL SALVATORE - In settembre si compiranno i suoi tredici anni di presidenza: soltanto Ferruccio Novo (quattordici anni) e Orfeo Pianelli (diciannove anni) sono stati granatamente più longevi di lui. «Al mio arrivo sono stato accolto in modo entusiastico, il salvatore della patria, l’uomo che salvava la società dal baratro: come potrei dimenticarlo? La situazione era critica, ma le difficoltà non mi hanno mai spaventato, in qualunque ambito sia sceso in campo. Tant’è vero che ho costruito la squadra in sei giorni e siamo tornati in serie A. Tutto quanto è venuto dopo lo sai: i due anni nel massimo campionato, la retrocessione, la risalita, la stagione europea con la vittoria di Bilbao, la speranza di acquisire una stabile dimensione continentale». Speranza quest’anno tradita, visto come stanno andando le cose e la situazione di classifica maturata dopo la sconfitta di Bergamo. I tifosi sono delusi, Urbano e presumo anche tu. «Mentirei se affermassi il contrario. Sono abituato ad affrontare ogni situazione con realismo e comprendo lo stato d’animo della nostra gente. Tutti noi che amiamo il Toro ci aspettavamo di più. Però, vorrei ricordare gli anni bui, gli anni durante i quali, novizio del calcio, anch’io ho commesso gli errori grazie ai quali, tuttavia, ho maturato l’esperienza necessaria per non ripeterli. Vorrei ricordare che, ad un certo punto, per un anno non ho più messo piede allo stadio, essendo diventato il bersaglio di insulti e contestazioni divenuti insopportabili. Lo sai che per molto tempo sono stato costretto a presentarmi a Torino sotto scorta della Digos? La decisione di non andare all’Olimpico nacque anche dalla volontà di evitare che le proteste nei miei confronti influissero sullo stato d’animo della squadra, condizionandone il rendimento. Posso assicurarti che non è stato per niente facile». 

(…)

«Mazzarri è il nostro punto di riferimento e insieme con lui, attorno a lui costruiremo il nuovo Toro. Con sette punti di ritardo sulla settima in classifica, a quattro giornate dalla fine, il sogno europeo è tramontato. Voglio cambiare il Toro in meglio e lo farò con Mazzarri che non partirà a metà stagione, ma comincerà a lavorare con la squadra dal precampionato. Intendo rafforzare la rosa con giudizio e con ragionevolezza. Quando ho preso il Toro in serie B, ai tifosi ho detto che l’obiettivo sarebbe stato inserirsi stabilmente nella parte sinistra della classifica. Nelle ultime sei stagioni abbiamo inanellato un settimo posto, siamo andati in Europa League, poi un nono, un dodicesimo, un altro nono posto e ora siamo decimi. Avremmo potuto fare di più, non ne dubito, ma non dimentichiamo chi siamo, che cosa possiamo fare e dove vogliamo arrivare. Chi sottovaluta la mia ambizione commette un errore di valutazione, però, la dimensione di grande squadra si raggiunge passo dopo passo». 

Leggi l'intervista completa sull'edizione odierna di Tuttosport

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