Torino, l'equivoco è tattico: servono più gioco, corsa e un altro Ljajic

Zaza rischia un’altra panchina. Ma se si allena bene può tornare al fianco di Belotti con Soriano ispiratore
Torino, l'equivoco è tattico: servono più gioco, corsa e un altro Ljajic© www.imagephotoagency.it

TORINO - Ormai l’impiego o il non impiego di Zaza (con tutto ciò che ruota attorno) è diventato un caso, per il Torino. Un caso mediatico, ma prim’ancora uno degli argomenti più discussi dai tifosi, da tempo. E pure all’interno del club granata, ai piani alti. Inevitabile che fosse così: perché stiamo parlando di un attaccante di buon valore, di un nazionale con esperienze di livello internazionale. Che, oltretutto, è costato non esattamente poca cosa, per Cairo: 2 milioni di prestito, più 12 di riscatto obbligatorio. Con allegato un contratto fino al 2023, dunque il più lungo possibile, secondo le normative calcistiche: 5 anni. Pesante (per il Torino) è pure lo stipendio: 1,8 milioni netti a stagione, più bonus.

Zaza fu ingaggiato da Cairo nell’ultimo giorno di mercato, il 17 agosto: in extremis e dopo un sorprendente duello finale con la Sampdoria. Il Torino, in un primo tempo superato a destra, pareggiò l’offerta presentata da Ferrero. Cairo e Petrachi, forti dei contatti e delle trattative con il giocatore e il suo agente (l’avvocato Bozzo) che duravano da parecchie settimane, conquistarono così il sì definitivo di Simone: che ai blucerchiati preferì i granata per ragioni di prestigio, per le ambizioni sul tavolo, per l’importanza della piazza. Ma anche per la speranza (che nutriva da mesi) di riuscire a risorgere sportivamente, dopo un’annata tra luci e ombre a Valencia, in una squadra guidata da un allenatore noto per far decollare (e segnare ripetutamente) gli attaccanti. E per la possibilità di far coppia con il suo amico Belotti, pure lui attaccante azzurro.

Insomma, la decisione del Torino intrigava, mentre quella di Zaza pareva incanalata su un cammino in discesa. Invece, mai come adesso, la strada è diventata in salita, per un attaccante che oltretutto è un ex bianconero, per quanto poi scaricato dalla Juve dopo appena un anno, nel 2016. Simone è stato accolto generalmente bene dalla stragrande maggioranza dei tifosi granata, quindi con rispetto e intelligenza: anche in virtù della sua presa di posizione netta a favore del Torino, ad agosto. Ma è del tutto evidente che esistono e resistono, nell’opinione pubblica che tifa Toro, frange più o meno corpose che guardano a Zaza con scetticismo anche aprioristico, già solo per il suo pur breve passato bianconero (ma soprattutto per un paio di brutti atteggiamenti compiuti non solo ai danni di Ichazo, in un derby di 3 anni fa). E anche questo non aiuta, inevitabilmente, quando le cose in campo non girano come si vorrebbe: cioè gol e vittorie, per il bene del Toro.

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