L'intervista a Parigini in esclusiva: «Ieri, oggi, domani: solo Toro!»

Cresciuto a pane e Torino, soffiato alla Juve, il ragazzo dal cuore granata ha voluto a tutti i costi rimanere accettando la sfida di Mazzarri
L'intervista a Parigini in esclusiva: «Ieri, oggi, domani: solo Toro!»© Getty Images

TORINO - La speranza va alimentata come il fuoco, per far sì che i sogni restino al caldo. Vittorio Parigini per lungo tempo si è preso cura dei suoi e adesso li sta realizzando. Uno dopo l’altro: ha guadagnato la fiducia di Mazzarri e con essa la permanenza in granata, quindi è esordito in A col Toro, a Udine in una di quelle partite che non scorderà mai. Oltre a un presente da colonna nell’Under 21, dove segna anche dagli spogliatoi (3 reti in 6 gare), all’orizzonte del giovane di Moncalieri si staglia un futuro da torinista: presto, infatti, firmerà l’allungamento, con relativo adeguamento economico, di un contratto che lo porterà a legarsi fino al 2023 al club per cui fa il tifo. 

Dai Pulcini alla Primavera granata, quindi l’esordio in prima squadra dopo cinque anni di peregrinazioni in prestito: bel traguardo, per un giocatore-tifoso? 

«Finalmente sono arrivato dove volevo. Da bambino del Toro, club nel quale sono entrato a dieci anni di età, il pensiero più bello era l’esordio con la prima squadra. Per lungo tempo non ne avevo avuto l’occasione, poi le cose sono cambiate dopo un confronto avuto con Mazzarri nel corso del ritiro estivo».

Ci racconti?

«Il mister mi ha aperto una porta, ma è stato anche chiaro. Sarei potuto rimanere a giocarmela, però non avrei avuto alcuna garanzia di impiego. Ebbene il ritiro è stato difficile, mi sentivo appesantito e non avevo la giusta forza nelle gambe, però l’obiettivo che mi sono posto è stato quello di starci con la testa, di non mollare. Un modo per disciplinarmi che mi ha aiutato a prendere la decisione di restare a Torino». 

Quando ha scelto, di giocarsela in granata partendo dalle retrovie? 

«Mi è scattato qualcosa quando ho letto, in una intervista rilasciata dal nostro direttore Petrachi, che non ero ancora pronto per restare. Quel giudizio mi è stato utile, mi ha punto nell’orgoglio e motivato nella decisione di continuare a giocare a casa mia. Cioè nel Toro».
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