Ansaldi domenica diventerà del Torino

A Frosinone raggiungerà 40 presenze con i granata in serie A: la clausola per l'acquisto dopo il prestito biennale
Ansaldi domenica diventerà del Torino© LAPRESSE

TORINO - Lo chiamano l’uomo triple face: perché double face non basta, dato il numero di ruoli che interpreta in vita sua, quando stantuffa partendo dalla retroguardia o dal centrocampo, come da felice intuizione di Mazzarri. Ansaldi: che anche nelle evocazioni possiede sempre 2 volti, uno da colonna e un altro da furetto. Perché del Toro è sicuramente un pilastro: su cui erigere le fortune non solo della fase difensiva, ma anche di quella offensiva (vedi il gol segnato nella scorsa stagione, più 3 assist, cui si aggiungono le 2 reti nel campionato attuale, con in più altrettanti passaggi vincenti. E, tutto ciò, restando ai macrodati statistici, sicuramente riduttivi). Ansaldi è una colonna per l’importanza del contributo in campo e per l’esperienza e l’equilibrio che trasmette nello spogliatoio. Ma è anche l’esatto opposto di un pilastro: un furetto palla al piede, nonostante non sia una classica ala offensiva. E’ un portatore sano di dribbling e cross, anche se, tecnicamente e tatticamente, non è né Claudio Sala né un nipotino di Gigi Meroni. Ma resta il migliore non solo nel Toro. Nel suo caso abbiamo visto venire a galla un ottimo connubio fra quantità e qualità: e lo si è di nuovo apprezzato anche contro il Chievo. Ansaldi è infatti l’8° giocatore con più dribbling utili, cioè riusciti, in Italia (uno ogni 41 minuti).

E, complessivamente, è addirittura il 3° tra quelli che vantano il miglior rapporto tra dribbling tentati e riusciti. Nella classifica dei migliori dribblatori d’Europa è 47°, considerando i 5 maggiori campionati continentali. Nella top five d’Europa per dribbling riusciti rispetto a quelli tentati non c’è Messi, che pure ne indovina uno ogni 19 minuti (meglio di chiunque altro). Come a dire: la Pulce ne sforna una valanga a partita, ma ne sbaglia anche tanti. E parliamo di sua maestà Messi. Tornando ad Ansaldi, il suo contributo in termini di dribbling utili è sostanzialmente simile a quello di Suso nel Milan e Fabian Ruiz nel Napoli: 2 felini ben più celebrati. La squadra di Mazzarri, che gioca bassa e compatta, permette ai suoi esterni e ai suoi mediani, in fase di ripartenza, di avere spazi da attaccare, e quindi di entrare con profitto nelle statistiche relative alla capacità di verticalizzazione: di cui il dribbling (che altro non è che una verticalizzazione palla al piede) è una componente importante. Ed è proprio lì che Ansaldi eccelle come nessun altro. Ansaldi è arrivato a 14 presenze in campionato. L’anno scorso, 25. Totale: 39. La qual cosa, avrebbe detto monsieur de La Palice, significa che l’argentino arriverà a 40, al prossimo gettone. In assenza di controindicazioni, succederà domenica a Frosinone. E nel momento in cui entrerà in campo capiterà un’altra cosa, virtualmente: Cairo diventerà più povero di 2,4 milioni, ma anche proprietario di un jolly che a 32 anni compiuti vale quasi il doppio. Perché la seconda storia da raccontare, oggi, è proprio questa: lo sentenzia il contratto stipulato dal Torino e dall’Inter il 31 agosto 2017, in coincidenza con la cessione di Zappacosta al Chelsea (per 28 milioni più 2 di bonus). Domanda: quanti si ricordano, 2 anni dopo, che Ansaldi è ancora di proprietà del club nerazzurro? Così è. Perché nel 2017, per ragioni di bilancio, le 2 società trovarono l’intesa attorno a un prestito oneroso biennale (con spesa per Cairo di poco inferiore ai 2,5 milioni). Allegato, un obbligo di acquisto da 2 milioni abbondanti, da ratificarsi il prossimo luglio. Un obbligo condizionato da una sola clausola: il raggiungimento delle 40 presenze in campionato in granata entro il prossimo 30 giugno. Un tetto che, come detto, Ansaldi potrà toccare già domenica. Quando farà scattare quella clausola contrattuale con vista sulla prossima stagione. E quando tornerà a volare palla al piede, facendo meglio di Messi senza essere né Gento né Garrincha. E’ Ansaldi. L’uomo triple face. Una colonna, con un furetto come capitello. Il jolly granata più solido, ma anche quello più sfuggente. Pare un paradosso. Invece è, molto semplicemente, la sua virtù.

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