Buongiorno, la roccia con il cuore Toro

Mamma Roberta, papà Claudio e la sorella Francesca raccontano il privato del difensore: grandi emozioni fin dal vivaio, adesso le ambizioni da capitano
Buongiorno, la roccia con il cuore Toro

TORINO - I volti sono felici. Le facce sorridenti. Il clima è rilassato. Ma a casa Buongiorno la settimana del derby è tutto fuorché normale. Perché Alessandro potrebbe giocarlo per la prima volta con la fascia da capitano al braccio, ma anche perché il Toro fa parte della vita di tutti loro. Di Claudio Buongiorno, della mamma Roberta Laguzzi e della sorella Francesca. La premessa sulla stracittadina viene fatta in coro da tutti: «Questa è la partita per eccellenza, sin da quando Alessandro giocava nei Pulcini. Spesso, nei derby giovanili, parlavamo con le famiglie dei ragazzi della Juventus prima del calcio d’inizio. Ma poi, durante il match, qualcosa dentro di noi si muove sempre: per noi Torino è granata». Concetti espressi con gioia, ma è tutto molto chiaro. Anche per Alessandro l’incrocio con la Juventus è sentitissimo. Ma lui riesce a mascherare il tumulto interiore meglio di tutti. Per merito di un carattere d’oro, descritto da papà Claudio: «Da sempre si fa voler bene da tutti. C’è un esempio che mi fa sorridere: alle Elementari, quando ha finito la quinta, sono state le maestre a mandare una lettera strappalacrime a lui per ringraziarlo. Lui ha questa capacità innata di mantenere un equilibrio unico, qualsiasi cosa gli accada: io lo chiamo “calma piatta”, per prenderlo un po’ in giro. E riesce a relazionarsi in maniera splendida con le persone, in qualsiasi contesto».

Gli studi e il Torino

Lo conferma anche la sorella Francesca: «Alessandro, da sempre, è il mio primo sostenitore: nella vita, nello studio e nel nuoto. Lui è un fratello molto protettivo, è pronto a dare una mano nei momenti difficili. Per tutti noi è la nostra roccia». Buongiorno leader della difesa del Toro, ma anche padrone della propria vita. Non è mai esistito solo il calcio, anzi. Perché la scuola ha avuto un ruolo centrale nel percorso di Alessandro, come spiega papà Claudio: «Lui è sempre andato molto bene al Liceo Scientifico. Poi i professori, alle superiori, gli sono venuti incontro e ci teniamo a ringraziarli: tante volte anticipavano le interrogazioni alle 7 del mattino, chiamando un paio di compagni di Alessandro a fare da testimoni. Hanno sacrificato il loro tempo per nostro figlio, ma lui è sempre stato bravo a ripagare la disponibilità e la fiducia: naturalmente la laurea ci ha resi fieri di lui, come ci sta rendendo orgogliosa Francesca che sta studiando Ingegneria». E il Toro? La storia di Buongiorno inizia così: «Preferivamo facesse nuoto, ma inventava qualsiasi scusa pur di non andare (ridono tutti, ndr). Voleva giocare a calcio, ha iniziato nel Barracuda, poi lo ha visto Silvano Benedetti quando aveva 8 anni e ci ha chiesto subito di portarlo a fare qualche allenamento sul campo di Via Sarpi. Alessandro all’inizio preferiva restare al Barracuda coi suoi amici, poi Benedetti lo prese da parte e lo salvò: è una persona eccezionale, gli ha fatto capire con dolcezza che cosa rappresentasse il Toro e da allora è iniziata la scalata. Ma non c’è mai stato un momento in cui abbiamo capito che avrebbe fatto il calciatore: ha sempre fatto piccoli passi, ma costanti. Partendo dalla seconda squadra dei Pulcini, poi la prima, poi le giovanili e la Primavera».

"Facile innamorarsi dei colori granata"

Mamma Roberta aggiunge: «Non ero mai andata allo stadio prima di vedere una partita di Alessandro, ma la mia famiglia è sempre stata del Toro e così è stato facile innamorarsi dei colori granata. La nostra gioia più grande è stata quando Alessandro, da capitano della Primavera, ha letto i nomi degli Invincibili a Superga: una soddisfazione indescrivibile, anche più dell’esordio in Serie A. Per la nostra famiglia Superga ha un significato magico: è il nostro posto del cuore». Ma nel cammino di Buongiorno ci sono stati anche degli ostacoli. Il primo? L’esordio in Serie A, datato 4 aprile 2018. Così papà Claudio: «Quando ho visto che si stava mettendo i parastinchi, prima di entrarecol Crotone, mi sono tremate le gambe. Subentrava al suo idolo Moretti e giocava accanto a Burdisso: una cosa da non crederci». Ma dopo pochi minuti il gomito fa crack: «Lo staff medico - prosegue il padre di Buongiorno - ci ha subito fatto capire che era una cosa seria. Lui stava per rientrare per la finale di ritorno di Coppa Italia Primavera a San Siro contro il Milan, ma si è fatto di nuovo male in allenamento allo stesso gomito. Quando siamo usciti dall’ospedale, dopo la seconda operazione, per la prima volta l’ho visto piangere. Ma poi si è rialzato alla grande». Come quando ha iniziato a diventare grande, nel Toro di Giampaolo.

"Questo Toro ha un gruppo speciale"

La famiglia spiega: «All’inizio si allenava in disparte, ma Alessandro tornava a casa e diceva che avrebbe corso 5, 10, 100 volte in più e meglio per conquistare la fiducia del mister. Così ha fatto. Un giorno Giampaolo disse pubblicamente: “Devo chiedere scusa a Buongiorno, con lui all’inizio ho sbagliato, ma adesso per me è uno dei titolari”. Per noi è stato un momento bellissimo, abbiamo provato un orgoglio smisurato». Mamma Roberta torna poi all’attualità: «Alessandro ci racconta da tanto tempo che questo Toro ha un gruppo speciale: lo spogliatoio è unito, c’è una simbiosi unica fra squadra e allenatore. E ci fa piacere che adesso lui venga considerato un punto di riferimento». Buongiorno, insieme ai compagni, sogna l’Europa. Papà Claudio racconta un fioretto di Alessandro: «Ci fa davvero piacere che frequenti i ragazzi del Torino For Disabled, si preoccupa molto del sociale. Quando è andato al Regina Margherita nel reparto oncologico, ha capito di essere un ragazzo fortunatissimo». Per questo ha sempre una carezza da regalare. Tutti insieme raccontano un aneddoto: «Dopo la vittoria contro l’Udinese, tutti sono andati a salutare la Maratona. Lui, in quel momento, è andato a regalare la sua maglietta a un ragazzo disabile nei Distinti, che gli ha detto: “Se andiamo in Europa vieni a prenderti un gelato con me, ci stai?”. Alessandro gli ha promesso una cena e siamo sicuri che farà di tutto per vivere quel momento». Mamma e papà chiudono con un solo desiderio per i figli Alessandro e Francesca: «Ci basta solo che siano felici, noi siamo già fieri di loro». L’essenza della famiglia Buongiorno è racchiusa in questa frase.

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