Torino tra derby e l’Europa, la felicità è ancora lì

Le richieste dei tifosi granata alla squadra di Juric: crederci è un dovere

Che la storia tra il Torino e Juric fosse al capolinea era chiaro da parecchio. La richiesta di Cairo, espressa con toni piuttosto accesi dopo la vittoria contro il Lecce, di non parlarne più fino al termine della stagione era un segnale e al tempo stesso un tentativo di mantenere la concentrazione generale sulla rincorsa a un posto nelle Coppe.

Il tecnico, dieci giorni prima, si era limitato a un "Resto solo se vado in Europa" che sembrava più che altro un modo per rimandare la questione. Siccome nessuno era arrovellato dal dubbio, negli ultimi due mesi non se ne è sostanzialmente parlato, e i buoni risultati della squadra hanno aiutato a non pensarci troppo.

La corsa all'Europa e il derby

Ieri Juric è uscito definitivamente allo scoperto, di fatto ufficializzando ciò che sapevamo. Ha scelto parole inequivocabili: "Quello che mi porta avanti è la possibilità di fare felice la gente. Quando non ci riesci è meglio tirarsi indietro". Ora, il popolo granata non pretende la luna per essere felice.

Basterebbe, per dire, vincere il derby tra una settimana e lottare davvero fino alla fine per ritornare a respirare aria internazionale. Due obiettivi difficili, complicati, ma di sicuro possibili per quanto il campo ha dimostrato. Insomma, la felicità non è dietro l’angolo - ma quando lo è? - però crederci è un dovere.

Juric e il rapporto con i tifosi

Così, non è difficile intravedere dietro questa affermazione le conseguenze del delicato (eufemismo) rapporto non solo tra Juric e la società ma soprattutto tra Juric e i tifosi, caratterizzato da ripetuti episodi spigolosi. "Voi del Toro siete bravi solo a chiacchierare", disse nel febbraio di un anno fa. Dopo la contestazione e la vittoria sul Sassuolo mostrò il doppio dito medio alla Maratona, consegnandosi poi per la pax sociale a un chiarimento nel garage del Filadelfia.

E due mesi fa, al termine di un penoso pareggio con la Salernitana, "Non tutti hanno lo spirito Toro", seguito da nuove scuse. Insomma, una tensione continua che non lasciava margini al rinnovo di contratto. È un finale un po’ triste, considerato che per la maggior parte della gente Juric era diventato un idolo. "Non fare di me un idolo, mi brucerò", cantava Giovanni Lindo Ferretti. Quanto aveva ragione.

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